Certe volte le distanze possono sembrare maggiori di quanto non lo siano, poiché ci si sofferma sul concetto di spazio e di tempo, ma cercando di interpretare il tutto sotto un’ottica diversa, questo può far si che una distanza notevole diventi breve e venga “inquadrata” nel concetto di relativo. Piemonte e Sicilia distano un migliaio di chilometri. Anzi, per essere più dettagliati , dalla zona dell’Etna (CT) alla zona di Caluso (TO) sono circa millecinquecento chilometri, ma allo stesso tempo basta avere qualche valido argomento ed i millecinquecento chilometri diventano pochi millimetri.
Così come era stato intravisto da Mario Soldati nel suo libro Vino al vino, poiché è stato questo il fulcro della serata organizzata da F. I. S. e condotta da Agata Arancio, assieme a Gualtiero Onore, nelle vesti di enologo – produttore, che, oltre a rappresentare i produttori della zona del Canavese, ha messo a confronto i vini bianchi del Canavese ed i vini bianchi dell’Etna.
Erbaluce ed Etna Bianco, pur essendo diversi, hanno molte similitudini in comune. L’Erbaluce riesce a dare dei vini secchi, non eccessivamente profumati, ma eleganti, con una buona freschezza che li porta ad avere longevità ed allo stesso tempo riescono ad essere sapidi e leggermente amarognoli. Un po’ quello che si ha negli Etna Bianco (che soprattutto per il Carricante che è il vitigno con percentuali più alte nell’Etna Bianco D. O. C.) con vini verticali, con una buona longevità, finale (nella gran maggioranza dei casi) salmastro e con profumi che in gioventù sono sul floreale e sull’agrumato. Ed ecco come le distanze si riducono notevolmente, dando la possibilità di conoscere in maniera più precisa e dettagliata in territorio siciliano (etneo) un vino non molto conosciuto (l’Erbaluce), dando la possibilità di fare i dovuti raffronti con i vini locali. Il risultato? Una serata che ha dato la giusta importanza ad un vino bianco piemontese, poiché il Piemonte non è solo Nebbiolo. Fra l’altro l’Erbaluce di Caluso è uno dei dodici vitigni italiani “protetti”, ovvero che al di fuori dei confini della zona D. O. C. Canavese non è possibile nominare il vitigno, né tanto meno vinificarlo.
Ben sette Erbaluce del Caluso sono stati degustati, per poi poter degustare altrettanti Etna Bianco, in modo tale da fare i dovuti riscontri, anche fra i vini dello stesso territorio, poiché spostandosi da una zona ad un’altra si hanno caratteristiche e terroir diversi che è possibile riscontrare nei vini, oltre che all’idea ed al progetto che vengono dati dal produttore e dall’enologo.
I vini piemontesi degustati sono stati di aziende che solo da pochi anni si sono prodigati nella produzione di Erbaluce e di altri vini del Piemonte e ricadono in un’areale di modeste dimensioni. La maggior parte dei produttori sono giovani e con il progetto di fare dei vini innovativi, nel pieno rispetto delle usanze passate. Lo stesso concetto per certi versi è stato applicato per i vini etnei, con aziende nate da qualche anno e che si ritrovano nella zona che va dal versante nord – nord est, al versante est.
Il primo Erbaluce di Caluso D. O. C. G. è quello di Cantina Eporedia Caluso 2022 che fa percepire il suo impatto floreale inizialmente, per poi arricchirsi con nota iodata e conclude con accenni di frutta a polpa bianca (principalmente pera). Buona verticalità, sorso appagante e scattante. Chiude con una nota salmastra che ingentilisce ed arricchisce il vino. Da tre ettari di vigneto coltivati ad Erbaluce ed a Nebbiolo, l’azienda L’Erm di Jyothi Aimino, produce Canavese D. O. C. ed Erbaluce del Caluso D. O. C. G. e nel caso in questione produce il “suo” vino visto che si chiama Jyothi 2022 Erbaluce del Caluso D. O. C. G., un vino diretto che riesce ad essere apprezzato fin dal primo sorso. Sentori muschiati e di erba bagnata, nei quali si integrano accenni di scorze di agrumi (pompelmo). Sorso verticale e di carattere che gli dona lunghezza. La particolarità di questo vino è la grande pulizia sia negli aromi, sia al sorso. Schietto e diretto. Probabilmente rappresenta la produttrice. Terzo vino è il San Martin 2022 Erbaluce di Caluso D. O. C. G. che porta il nome dell’azienda. Si differenzia rispetto ai primi due a livello aromatico, emanando dal calice pietra focaia, sentori sulfurei e salvia. Sorso ricco e bilanciato con una freschezza presente, ma non invadente. Persistenza discreta. La Cantina 366 Scelte di vite produce diversi vini, Canavese D. O. C. Barbera e Canavese D. O. C. Nebbiolo, oltre all’Erbaluce (in varie tipologie, vino fermo, vendemmia tardiva, spumante). L’Erbaluce del Caluso 2022 D. O. C. G. della Cantina 366 Scelte di vite ha un bouquet che esce fuori poco a poco, prima fruttato con accenni di pesca, poi ricordi di nocciola e di sottobosco. Ricco e polposo con un buon bilanciamento che rende il sorso piacevole ed invitante con un finale leggermente amaro. Lungo. Il numero 366, probabilmente dovrebbe essere letto 3 – 66, visto che la cantina è stata fondata da 3 amici, entrambi nati nel 66! Dai numeri si passa agli acronimi N. T. Wines (dove N sta per nuove e T per tradizioni), azienda di Gualtiero Onore che produce vini bianchi, rosati e rossi. Il Rebellio 2022 Canavevese D. O. C. è Erbaluce in purezza. Rispetto agli altri Erbaluce, qui c’è un cambio di passo. Un bouquet complesso con sentori di frutta (pesca), per poi far uscire sentori di erbe aromatiche (rosmarino) e dare un finale di fiori appassiti. Strutturato con un sorso sapido – succoso. Buona corrispondenza gusto – olfattiva. Il Giallo di Chy 2023 dell’azienda Valchyara, oltre ad avere un anno in meno rispetto agli altri, si differenzia soprattutto per essere un macerato. Viene utilizzato Erbaluce, ma non essendo prevista la versione orange o macerato sia nel disciplinare dell’Erbaluce, che nel Canavese, il Giallo di Chy è messo in commercio con la dicitura di vino bianco. La macerazione delle uve fa sì che il bouquet abbia accenni di frutta candita e di sorbo, scorza d’arancia caramellata. Il sorso è pieno e succoso e riconferma quanto sentito aromaticamente. Grande progressione ed una bella persistenza. Ultimo Erbaluce di Kalamass – Nuove Radici si chiama Caluso, millesimo 2020. Rispetto agli altri svolge una fermentazione per il 30% della massa in barrique usate, questo fa sì che si differenzi rispetto agli altri (oltre che per l’annata 2020). Bouquet composto da agrumi (arancia disidratata), pepe rosa e sentori di salmastro e di nota iodata. Sorso pieno e ricco con una spalla acida “ingentilita” dal passaggio in legno. Lungo al sorso con un finale amarognolo. Questo giusto per dare un’idea ed una visione dei vini ottenuti da Erbaluce e di come pur differenziandosi abbiano alcuni punti in comune per quanto riportato all’inizio (freschezza, finale amarognolo) nei quali è possibile riscontrare l’identità e la personalità del vitigno Canavese.
Passando agli Etna Bianco che a loro volta sono stati di pari numero (sette) come per gli Erbaluce, ognuno ha dato la propria “impronta” a seconda della zona, quindi del terroir e del volere del produttore che identifica il vino. Il primo è stato un I. G. T. Terre Siciliane, dell’azienda Vini di Luca, Virgola 2023. Il suo corredo aromatico è composto da mela e da agrumi, nota iodata ed un lieve accenno di erba secca. Verticale, con una beva agile e scattante e con una buona persistenza. Da un I. G. T. Terre Siciliane, si passa ad un Etna Bianco Superiore. Rachele 2022 Etna Bianco Superiore D. O. C., prodotto dall’Azienda Agricola Rachele, fa pervenire dal calice un bouquet di impatto diretto con sentori agrumati, mallo di cedro e nota iodata. Delicato e gentile al palato con una verticalità “parsimoniosa”. Persistenza discreta. Il terzo Etna Bianco D. O. C. è di Tenuta Bocca Rossa, millesimo 2022. Gli aromi che si sentono fanno capire come il vino sia in stato evolutivo, con lievi accenni di naftalene (tipico per il Carricante quando inizia la fase di evoluzione, rilasciando aromi terziari), erba secca e nespola. Fresco all’assaggio in maniera cadenzata che poi progredisce. Buona persistenza. Di Tenuta Bellasanti è stato degustato l’Etna Bianco D. O. C. 2022 che dimostra una grande personalità, ma in maniera gentile ed elegante (probabilmente anche in questo caso si riscontra con la personalità della produttrice) con bouquet ricco e tipico di vino etneo, composto da nota iodata, con ricordi di fiori appassiti e pietra focaia. Sorso di personalità con una freschezza ben presente che gli dona lunghezza. Buona persistenza. Il quinto Etna Bianco è un altro vino di grande personalità, che rispecchia in pieno il territorio etneo. La nota torbata e la pietra focaia assieme alla scorza di lime, compongono il corredo aromatico dell’Etna Bianco D. O. C. 2022 di Terre di Nuna. Al sorso ha una freschezza quasi irruenta che conclude l’assaggio con un finale amarognolo. Salendo di un paio di metri (dal territorio di Sant’Alfio a quello di Milo) si assaggia il Lavi 2022 Etna Bianco Superiore D. O. C. di Iuppa. Dal calice pervengono sentori di miele d’acacia e di cera d’api, oltre a sentori di sorbo. Il punto di forza di questo vino è la corrispondenza gusto – olfattiva, la freschezza che si ha al sorso non è irruenta. Buona la persistenza. Si conclude con il Gamma ϒ 2021 Etna Bianco D. O. C. di Federico Curtaz. Sentori iodati e floreali, assieme ad accenni di cedro compongono il corredo aromatico. Fresco, ma in maniera delicata e con una finale che dà una nota leggermente amara. Persistenza discreta. Anche per gli Etna Bianco si denota una linea di continuità (data dal vitigno che viene utilizzato in percentuali più alte, il Carricante, come previsto dal disciplinare) fra i vari vini degustati durante la serata, che allo stesso tempo hanno dato delle similitudini con i vini bianchi ottenuti da Erbaluce.
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