Nelle scorse sere al Grand Hotel “Faraglioni” di Aci Trezza è andata in scena una gradevole degustazione firmata AIS Sicilia con 3 annate diverse per ciascun vitigno internazionale della storica cantina siciliana.
Ci sono etichette che non rappresentano soltanto delle degustazioni. Ci sono calici di vino che non suscitano esclusivamente analisi sensoriali. Ci sono cantine che non possono essere classificate come semplici aziende vitivinicole. Spesso, infatti, soprattutto in una terra come la Sicilia, straordinaria anche dal punto di vista agroalimentare, approcciarsi a una degustazione significa fare i conti con la storia stessa dell’Isola.
Così è stato, a nostro avviso, per il suggestivo incontro organizzato nelle scorse sere da AIS Sicilia con la Delegazione di AIS Catania negli eleganti locali del Grand Hotel “Faraglioni” ad Aci Trezza. “Elogio della Follia”, questo il tema dell’appuntamento con vere e proprie emozioni che sono partite sì dal vino, ma che hanno inglobato in sé scenari ancora più ampi, immaginifici orizzonti sconfinati nel fascino mediterraneo della maggiore Isola del Mare Nostrum.
Grande protagonista della serata, la storica cantina Tasca d’Almerita, che ha voluto presentare le annate di due grandi vitigni internazionali che, come il resto degli “approdi” in Sicilia, agroalimentari e non solo, attecchiscono divinamente sui nostri variegati terreni: lo Chardonnay e il Cabernet Sauvignon. Guide d’eccezione degli assaggi, Camillo Privitera, presidente AIS Sicilia, e Corrado Maurigi, storico collaboratore della cantina e fine conoscitore della sua storia. A coordinare il servizio di sommellerie, egregio come sempre, la responsabile di segreteria AIS, Tiziana Gandolfo, e la Delegata di AIS Catania, Maria Grazia Barbagallo.
Tre annate per ciascun vino, questo il sentiero dettato: la 2008, la 2016 e la 2019 per le etichette nate dallo Chardonnay e la 2008, 2015 e 2018 per quelle nate dal Cabernet Sauvignon. Racconti diversi, suggestioni variegate, a seconda delle annate, delle variazioni climatiche, dei tempi di attesa e di raccolta, degli imprevisti che una vendemmia comporta sempre. Quante cose hanno rivelato quei calici e quante ancora possono rivelarne!
È l’inizio degli Anni ’80 quando la storica famiglia produttrice decide di dedicare il proprio tempo e la propria fatica anche alla coltivazione e produzione da questi due vitigni internazionali. Un esempio anche per altre realtà aziendali. “Perché l’elogio della follia? – ha spiegato Camillo Privitera. – Perché, per fare vini di qualità da questi due vitigni, non oggi certamente ma quando la viticoltura era ancora sperimentazione, ci voleva anche una buona dose di follia. Una scelta che poteva sembrare ardimentosa e che, probabilmente, lo era. Nel caso di Tasca d’Almerita, oggi ci troviamo a degustare e commentare vini che all’epoca rappresentavano una scommessa e che adesso sono invece un riferimento a livello nazionale”.
“Il racconto di queste etichette – ha aggiunto con emozione e con trasporto Corrado Maurigi – è un po’ il racconto della storia della cantina stessa. La famiglia Tasca è in Sicilia da oltre 16 generazioni e negli ultimi 200 anni, con le ultime 8 generazioni, ha contribuito molto alla crescita dell’agricoltura nell’Isola”.
Tra una citazione storica ed una rievocazione dell’antico casato spagnolo che si intreccia con la storia di questi produttori siciliani, i calici hanno cominciato a riempirsi grazie alle sapienti mani dei sommelier AIS e si sono aperte, così, le danze della degustazione.
Chardonnay 2008, Tenuta Regaleali, Sicilia IGT: nato da un’annata secca, asciutta. Dopo 14 anni, presenta un colore giallo oro tanto affascinante quanto scontato. Luminoso, limpido, preannuncia una buona acidità. C’è nel calice tutta la complessità maturata in questi anni. Al naso, fieno appena falciato, nota di leggera tostatura, richiama alla classica burrosità del vitigno. C’è un buon bilanciamento della componente alcolica. Ancora, camomilla, frutta secca, fiori gialli, caramella inglese, note mielate. In bocca è solido e bilanciato.
Chardonnay 2016, Tenuta Regaleali, Vigna San Francesco, DOC Sicilia: annata definita “da manuale”. Inverno secondo i canoni, primavera mite e gradevole, nessun picco di calore eccessivo, le uve invitate ad una perfetta maturazione. Il colore giallo paglierino brillante suscita la voglia di scoprirlo. Al naso ha le note tipiche dello Chardonnay coltivato nel contesto mediterraneo. Sentori tropicali, floreali, elementi di erbe aromatiche, spezie dolci e vaniglia. In bocca ha un buon spessore di gusto, al palato è già ricco dopo il primo sorso. Il finale è di grande piacevolezza.
Chardonnay 2019, Tenuta Regaleali, Vigna San Francesco, DOC Sicilia: è tutto improntato ad una estrema freschezza. Ad un primo approccio visivo, testimonia tutta la scansione temporale. Poi, si scopre essere un vino delicato, leggero, quasi senza impegno, da poter condividere “a tutto pasto”, con una buona struttura e corpo. Forse, e non solo per il tempo trascorso rispetto agli altri due, è ancora il più adolescente tra gli Chardonnay presentati.
Cabernet Sauvignon 2008, Tenuta Regaleali, Sicilia IGT: un “libro” da bere! Bellezza del colore pieno, bella luminosità, tendente al granato. Sentori dal profilo classico, che risultano amplificati. C’è tutto il corredo erbaceo, sentori di fumo, infusi, chinotto, rabarbaro, polvere di caffè. In bocca esprime gradevolezza, accenni mentolati, un bel richiamo alle erbe aromatiche, al pepe nero appena macinato.
Cabernet Sauvignon 2015, Tenuta Regaleali, Vigna San Francesco, DOC Sicilia: una bella luminosità anche in questo calice, con il suo rosso rubino. Al naso, sensazioni erbacee e da sottobosco, note muschiate. È ancora un vino molto fresco e di grande bevibilità, che può avere diversi utilizzi, tra la tavola con ricette e portate e le sole spensierate conversazioni. La parte affascinante è al palato: nota di infusi, leggera nota di cacao. Il finale è significativo, pur non essendo autoritario.
Cabernet Sauvignon 2018, Tenuta Regaleali, Vigna San Francesco, DOC Sicilia: è un vino estremamente fresco, ovviamente giovane. C’è un forte richiamo ai frutti polposi, almeno all’inizio. È stato definito un “vino confortante”. Poi, dopo il primo approccio di forti emozioni, ritornano i richiami classici del vitigno, con i suoi tannini.
A completare gastronomicamente la gradevole serata AIS, sull’affascinante terrazza “Itaca” del Grand Hotel “Faraglioni”, sono stati alcuni prelibati antipasti ed appetizer preparati con la cura e la maestria di sempre dall’Executive Chef Simone Strano, Chef con la Coppola, che dallo scorso febbraio guida le cucine del Grand Hotel, situato proprio dinanzi ai Faraglioni di Aci Trezza.
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