Site logo

Cristina Bowerman, la cucina come equilibrio tra realizzazione personale e sentimento d’appartenenza comunitario

Cristina Bowerman

A metà strada tra il Texas e la Cina c’è Milo, capoluogo etneo che ospiterà la tre giorni di Lavica. Chef Cristina Bowerman non è la prima volta che viene a Catania, ma siamo curiosi di sapere se, dopo l’incontro con le realtà produttive inedite del territorio, un pezzo di Catania andrà con lei a Roma.

Chef Cristina Bowerman non ha bisogno di presentazione. Fosse anche perchè qualunque parola non renderebbe giustizia all’energia, alla profondità, alla complessità e alla sincerità del suo dire e del suo fare.

Lei che ha viaggiato il mondo per conoscere sempre cose nuove, molte volte deragliando da quelli che sembravano binari ovvi; lei che ha raggiunto l’olimpo della cucina ma che è sempre sensibile alla problematiche a valle; lei che dice potrebbe dirsi arrivata ma pensa necessaria la realizzazione altrui, sarà ospite a Lavica Gourmet Festival, per rinsaldare e ribadire il suo senso di appartenenza alla community di les Collectionneurs e promuovere scambi e prospettive.

L’attività di les Collectionneurs, l’impegno del presidente Ducasse nel promuovere incontri ed eventi di scambio e di condivisione, per me sono un grande, grandissimo stimolo!

Nel suo Glass Hostaria, le parole chiave sono contaminazione e leggerezza. Che piatto proporrebbe con le eccellenze siciliane, seguendo i suoi cardini in cucina?

Questa è una domanda un po’ difficile. I prodotti siciliani, come quelli della mia Puglia, chiaramente offrono grande spunto. In particolare per Lavica presenterò un risotto cacio e pepi dal mondo, con limone fermentato e ricci di mare, quindi un piatto che raccoglie le eccellenze del sud: la pasta tipica della mia tradizione laziale, la cacio e pepe, viene quindi trasformata con un medley di pepi, provenienti da tutto il mondo, innovata grazie al limone fermentato, che è una preparazione che seguo ormai dal 2015, e resa ‘famigliare’ con l’aggiunta dei ricci di mare, che sono un prodotto tipico della Sicilia e della Puglia.

Un piatto divertente molto lungo che spero possa piacere a tutti.

Nella ristorazione l’occupazione è prevalentemente maschile. Un dato ancora più vero se ci riferiamo ai produttori e ai fornitori dei locali. Come mai?

Questa è una domanda che ormai viene fatta in maniera sistematica, la cui risposta prevede però una serie di giustificazioni. Nello stesso tempo posso chiaramente sostenere il mondo femminile che si approccia a questa nuova professione e i tempi stanno cambiando. Ci sono davvero tante donne e ragazze che hanno deciso di intraprendere questa professione, in maniera tra l’altro eccellente. La presenza nel settore è prevalentemente maschile perchè quello del cuoco era considerato un lavoro prettamente manuale e fisicamente faticoso. Oggigiorno, ed è quello che mi preme sottolineare sempre quando possibile, essere chef significa molte più cose. Certo è un lavoro che richiede manualità, ma anche conoscenze tecniche, scientifiche, manageriali, e una spiccata competenza nella gestione e nel rapporto con le risorse umane

Lei è concretamente impegnata in progetti che investono nel futuro del settore, che ad oggi sta attraversando un momento turbolento. Lei che è molto attenta ai diritti, come legge il momento e cosa pensa sia necessario per risolvere la situazione?

Magari potessi avere la sfera di cristallo per poter intravedere la soluzione. Il momento storico che stiamo attraversando è turbolento non solo per il settore della ristorazione. Se si riferisce alla difficoltà nel reperire il personale è un problema comune e penso rifletta lo svuotamento di principi, credenze, passione, capacità di guardare il futuro con positività che tutta la nuova generazione sta attraversando, ma che riguarda anche la vecchia guardia. Tante persone sono andate in pensione prima del tempo, tante temono di non riuscire a raggiungerla, altri cambiano totalmente vita, trasferendosi all’estero in paesi che gli permettano di avere un migliore tenore di vita. Sicuramente la mia generazione è stata incapace di trasmettere la passione e l’identificazione tra passione e realizzazione professionale e individuale; incapace di tramettere un modello educativo valido, anzi forse abbiamo peggiorato l’offerta formativa dei nostri licei e istituti di istruzioni superiori. La nuova generazione è svuotata emotivamente e la loro condizione è determinata anche da alcune policy che danneggiano il lavoro, facendolo essere solo mezzo di sussistenza piuttosto che di realizzazione professionale. Non mi riferisco solo al reddito di cittadinanza, il cui principio è corretto ma la cui applicazione è discutibile, ma anche all’inadeguatezza dei contratti di lavoro nazionali che non riescono proprio a procedere insieme ai cambiamenti sociali. Che salario minimo in Italia per il settore della ristorazione sia molto più basso rispetto allo standard europeo è una cosa risaputa. Forse in Italia si sta ancora bene, perchè la vecchia generazione è in grado di prendersi cura della nuova. Oggi il genitore che può aiutare economicamente il figlio adulto evita al sistema di implodere e garantisce alle nuove generazioni per lo meno lo stesso tenore di vita, ma questo deve cambiare. Dobbiamo permettere ai giovani di poter almeno scalare la piramide di Maslow, un concetto che, sebbene da molti superato, per me è fondamentale: perchè sì, sopravvivere è necessario ma i nostri ragazzi si devono poter realizzare umanamente.

Cosa l’ha spinta ad accettare l’invito a Lavica?

La risposta a questa domanda invece è facilissima. Io ritingo che les Collectionneurs siano veramente un modello organizzativo di grande ispirazione a cui io faccio sempre riferimento: è una comunità fortissima, animata da persone fortissime, che veramente fa gioia vedere e prendere a modello.

La collettività, la sensazione che ci si senta sorretta da una comunità, sebbene molte volte virtuale, è per me molto importante. La loro idea di comunità e davvero improntata sulla solidarietà e sulla relazione tra i membri. Sentirmi parte di una comunità del genere mi piace, perchè è una realtà che invita al confronto e al conforto, perchè si ha una visione di insieme ed è facile discutere su problematiche comuni. Certo non credo che ‘mal comune sia mezzo gaudio’, ma l’ascolto non ti fa sentire sola. L’attività di les Collectionneurs, l’impegno del presidente Ducasse nel promuovere incontri ed eventi di scambio e di condivisione, per me sono un grande, grandissimo stimolo!

Ultimi articoli

Seguici

  • No comments yet.
  • Aggiungi un commento

    Potresti essere interessato a