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Cosa fare in un weekend a Bagheria

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«Le contrade sono invase, le Ville settecentesche annegate in un incremento edilizio spesso caotico e disordinato (…) Tuttavia c’è in questa singolare cittadina una forza interiore che le permette di conservare i suoi caratteri fondamentali, attraverso gli sviluppi e le mutazioni». È così che Renato Guttuso, il più noto dei bagheresi o baarioti – in dialetto – descriveva la Bagheria del 1984 in riferimento alle ville settecentesche del territorio.


Da decenni se ne sente parlare come della “Città delle Ville”, definizione divenuta nel tempo un vero e proprio slogan per la comunità baariota, e che trae origine dal titolo del capitolo finale del libro “Il Palazzo Cutò di Bagheria”, scritto dall’architetto Antonio Belvedere nel 1995. Oggi non molto è cambiato da questo punto di vista e questa sorta di réclame si è arricchita. Bagheria adesso è nota ancora meglio come “Città delle Ville e del Gusto”. Insomma una promessa vera e propria che, sono certa, non deluderà chi, per un weekend mordi e fuggi o per una permanenza anche più lunga vorrà soggiornarvi.

La cittadina si sviluppa come un reticolato intorno ai suoi due assi principali, corso Butera e corso Umberto (che potete ammirare nella foto di copertina), meglio noti ai locali come “stratuni” e “stratunieddu” per le differenti dimensioni, che si intersecano e per- mettono di raggiungere ognuna delle ville della nobiltà palermitana settecentesca che aveva eletto quest’area a luogo ideale per i soggiorni di mezza stagione.

Villa Butera, la prima ad essere stata edificata nel 1658, si scorge già risalendo dall’omonimo corso che, leggenda vorrebbe, sia stato costruito addirittura in una notte. Così, dal mare di Aspra, il suo borgo marinaro, si giunge all’ormai sede istituzionale dell’amministrazione comunale. Prima di arrivarvi però bisogna dare inizio al parallelo tour di assaggi che qui sono d’obbligo.

Comincerei dallo sfincione bianco pluripremiato di Maurizio Valenti, poco distante dalla villa voluta dal principe Branciforti. Più giù il Duomo, la chiesa dedicata alla natività della beata vergine Maria che si affaccia proprio sullo stratunieddu e da lì, camminando camminando lungo corso Umberto, si prosegue con gli assaggi: un dolcetto consumato con affaccio sulla piazza nel localino Ivano Molinaro Pastry Concept, un cornetto di quelli come si facevano una volta a metà strada tra sfoglia e brioches con la crema gialla e le gocce di cioccolato sciolte dentro del Bar Valentina, e ancora una sosta per l’iris con la ricotta dello storico Bar Carmelo poco più avanti. A questo punto, rotolando rotolando, perchè il vostro incedere muterà inevitabilmente ma ne sarà valsa la pena, vi imbatterete negli storici pilastri, uno degli ingressi monumentali della cosidetta “villa dei mostri”. Prima ancora di arrivare alla “mostruosa” villa Palagonia, che tra quelle bagheresi è la più nota, oltre che l’unica visitabile tutti i giorni, potrete scorgere, almeno da fuori, il prospetto o, come nel caso della vicina villa Valguarnera solo l’ingresso, di altri due palazzi: villa Trabia e palazzo Cirincione.

Villa Butera - Bagheria
Villa Palagonia

Alcuni dei nomi di queste dimore nobiliari, in certi casi ancora abitate dagli eredi e in altri rivendute, vi risuoneranno noti alle orecchie perchè, tra le varie peculiarità di Bagheria, c’è anche quella di aver ospitato non pochi set cinematografici e televisivi dagli anni ‘40 ad oggi. Bagheria del resto ha dato i natali al regista premio Oscar Giuseppe Tornatore e, anni fa, la cittadinanza ono- raria al maestro Ennio Morricone, il cui volto campeggia su uno dei tanti murales la cui realizzazione è stata recentemente promossa nell’ambito di un progetto di riqualificazione urbana dall’associazione Fuori cornice. Dopo aver visitato la sala degli specchi che il principe Francesco Ferdinando Gravina II aveva voluto per con- fondere i suoi ospiti e sottoporli ad una riflessione sulla caducità della vita, varrà la pena percorrere i giardini intorno al palazzo e poi uscendo dare un ultimo saluto ai due “pupi” sull’odierno ingresso che si affaccia su piazza Garibaldi, presto piazza Palagonia, come già da secoli i bagheresi la chiamano.

Da lì il percorso obbligato impone ancora qualche assaggio: il pane e panelle della friggitoria Palumbo, proprio accanto villa Palagonia, e l’ardua scelta tra un pranzo stellato al ristorante “I Pupi”, un pasto tradizionale come quelli della domenica a casa dei nonni della storica trattoria Don Ciccio poco più avanti, o dritti dritti verso il mare di Aspra.

museo guttuso - bagheria
Museo Guttuso


Si citava all’inizio il più noto dei bagheresi Renato Guttuso e, una volta qui, non si può non visitare il museo a lui dedicato, dove tra l’altro le sue spoglie riposano all’interno di una tomba monumentale in marmo azzurro come il mare e il cielo di quell’Aspra che da lì si scorge. Percorrendo il corso Baldassarre Scaduto, dedicato al “sindaco delle innovazioni”, così come fu chiamato, si arriva alla frazione marinara di Aspra dove, dopo una passeggiata sul lungomare e una granita al bar Lorenzini, è necessario fare visita al Museo dell’Acciuga dove Michelangelo Balistreri vi introdurrà in un universo parallelo di racconti e stornelli che azzereranno il tempo, credetemi.


Costeggiando la litoranea vi imbatterete in tante piccole gemme che si incastonano in quest’insenatura del golfo di Palermo, come la spiaggia dei Francesi, l’arco dei baci reso noto dalla Perugina sin dagli anni ‘70 e la montagna di Capo Zafferano con i resti della sua torre Zafarana, solo per citare qualcosa…perchè bisogna ricordare che Bagheria offre anche tante vedute mozzafiato dal mare alla montagna, come quelle offerte da monte Catalfano con le sue uniche grotte tettoniche dette “zubbi”. Luoghi che il mondo ci invidia e che oggi più che mai devono porre in risalto questa cittadina di circa sessantamila abitanti, sovente salita alla ribalta delle cronache per vicende poco gradite agli stessi residenti che meritano invece ben oltre che questo tipo di attenzioni mediatiche.


A questo punto la vostra visita a Bagheria potrebbe essere conclusa, anche se di luoghi incantevoli o unicità da assaggiare ve ne sarebbero ancora tante. Se volete però portare con voi un souvenir commestibile da questa terra dove è ancora possibile sentire l’odore di zagara, non potrete che fare un salto da “U barunieddu” per acquistare una delle conserve preparate artigianalmente e dal gusto inimitabile: un po’ di Bagheria in barattolo.

E ora, dopo avervi elencato solo alcune delle cose da fare, vedere e gustare, non state già pianificando la vostra prossima gita fuori porta a Bagheria?!

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