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Cosa fare e vedere a Gangi in un weekend

FOTO COPERTINA, credit www.orizzontenergia.it

Luogo che incarna antica saggezza, longevità e resilienza così come la tartaruga di cui riprende le linee nella sua visione dall’alto, il borgo di Gangi, tra i più belli d’Italia, è a piena ragione considerato una delle perle delle Madonie. La nostra Sicilia è una terra particolare davvero e non stupisce pensare che vi sia un borgo dotato di un fascino senza tempo che abbia addirittura la forma di testuggine come Gangi. Un piccolo comune che conta circa 6.000 abitanti su e giù per le case che si sviluppano dal basso verso la cima dell’altura del monte Marone, su cui si il borgo è adagiato, con “la muntagna”, il maestoso vulcano Etna, che fa capolino da lontano e veglia su Gangi e i suoi residenti.

Santuario dello Spirito Santo, credit www.mondointasca.it.

Non poche le ragioni per trascorrere una giornata o un weekend tra questo dedalo di viuzze che fanno di Gangi un intreccio proteso verso l’alto che, sin da lontano, con case ed edifici medievali terrazzati, accolgono chi vi sta per arrivare con una sagoma che rimanda al guscio di una tartaruga. Giunti nel borgo, diventa magico il percorso verso la cima, pronto ad assorbire il visitatore in una dimensione spazio-temporale quasi evanescente, lasciando fuori dal paese ogni altro pensiero. Tante sono le peculiarità del borgo, come per ognuno dei gioielli madoniti. Insieme a Vincenzo Barreca, segretario della Pro Loco di Gangi, abbiamo provato ad individuarne qualcuna, a partire dal Santuario dello Spirito Santo, unico in tutta Italia, che sorge ai piedi del paese con un’origine leggendaria. Secondo la tradizione infatti, se ne vorrebbe la costruzione in seguito al miracoloso rinvenimento da parte di un contadino sordomuto di un dipinto dell’Eterno Padre, realizzato su un masso sepolto durante la lotta iconoclasta. Quando l’uomo lo ritrovò vide del sangue gocciolare dal sopracciglio della figura e, impossibilitati a spostare il masso per la sua mole, si decise di costruirvi un santuario da dedicare allo Spirito Santo. Risalendo per il borgo, sono poi tanti gli edifici sacri che si snodano tra le vie centrali del paese, a partire dalla chiesa della Badia, una delle più antiche, risalente addirittura al XIV secolo con interventi di ampliamento successivi, che ha annesso il monastero benedettino, adesso edificio scolastico. Poi la chiesa del Santissimo Salvatore, costruita nella prima metà del seicento sulla precedente struttura della chiesa di San Filippo e restaurata poi nell’ottocento; la chiesa Madre, che sorge nella piazza del paese ed è intitolata a San Nicolò di Bari, che ospita la cripta contenente le mummie di alcuni sacerdoti comunemente detta “a fossa di parrini”, oltre che il museo.

Credit www.siciliafan.it

Percorrendo le vie di Gangi ci si imbatte nel Museo Civico e nel Palazzo Bongiorno, una delle strutture più belle di architettura settecentesca delle Madonie e che, dal 1967, è stato acquistato dal Comune di Gangi per farne la sede di rappresentanza. Ciò che non può essere davvero trascurato per conoscere il paesaggio gangitano è il suo belvedere che da Piazza del Popolo offre una visione sui tetti e sul panorama madonita. Da lì ci si comincia a muovere per iniziare ad assaggiare le unicità locali e ad ascoltare i racconti dei residenti. Primo tra tutti è Fabrizio Fazio, artigiano che nella sua bottega “La capra canta” produce da anni tamburi e offre ai visitatori un prezioso esempio di quell’accoglienza tutta siciliana che avvolge e travolge con tanti piacevoli aneddoti e curiosità sul borgo.

Taralla di Gangi, credit www.inegozidigangi.it

Ovviamente in una realtà genuina come questo piccolo scrigno di storia e cultura che, secondo la leggenda affonda le sue origini nella mitica città di Engyon, fondata dai Cretesi vicino all’omonima fonte d’acqua, ciò che non possono mancare sono gli assaggi delle prelibatezze dolci, come le specialità tutte a base di materie prime della zona preparate dal “Torronificio delle Madonie”, lungo il corso principale. Menzione speciale poi a tutti quei prodotti DE.CO, a Denominazione Comunale, alcuni dei quali divenuti presidio Slow food come la Taralla.

Al fianco delle dolcezze non mancano poi anche tante particolarità salate, rigorosamente stagionali, come ad esempio la pasta con la frittella, una preparazione a base di fave fresche, piccoline e ancora verdi, con un trito di cipolla, filo d’olio extravergine d’oliva e finocchietto selvatico che alleggerisce la dolcezza delle fave e dà un sapore più deciso. Tante specialità da gustare all’interno del borgo, come ad esempio alla “Trattoria Sant’Anna” o al “Baglio tramontana”, oppure più giù nella parte bassa del paese, come nel caso dei ristoranti “Panorama”, “Excalibur”, “Divino” e “Perla di Engio”, e ancora, perché no, immersi nella natura per una giornata di relax oltre che all’insegna dei prodotti tipici, come nell’agriturismo “Villa Rainò”.

A proposito di natura, non si può dimenticare che Gangi si trovi proprio nel cammino della via Franchigena e della via dei Frati, per cui diventa tappa obbligata per quanti le percorrano.

Vernissage “Luci dipinte”, credit Rosa Di Stefano

Questa primavera gangitana offre anche la possibilità di immergersi nella profonda riflessione sulla bellezza effimera del mondo offerta dall’esposizione “Luci dipinte”, dell’artista Paolo Staccioli. La mostra, organizzata dall’Istituzione Gianbecchina di Gangi, sarà visitabile sino al 5 maggio proprio dentro le sale di Palazzo Bongiorno. «Ogni fotografia è una finestra aperta su un universo di possibilità – dice Rosa Di Stefano, direttrice artistica dell’Istituzione Gianbecchina – dove la luce stessa diventa il pennello con cui dipingere il nostro destino». Un motivo in più quindi per far in fretta e andare a visitare il Borgo più bello d’Italia nel 2014 se non lo avete ancora fatto.

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