E’ una folata di freschezza già nel nome, il ristorante “Carusu” dello chef Alen Mangione che aprirà a pranzo del 1 gennaio 2023, nel cuore dell’antica Akragas, proprio di fronte il quartiere ellenistico – romano. << Mi chiamavano sempre così – racconta ridendo Alen – perchè ero il più piccolo della brigata. E poi perchè non dobbiamo dimenticare i sogni che abbiamo da bambini ed il mio era quello un giorno di aprire un ristorante>>.
E se è l’età anagrafica, 24 anni, a dargli la patente di gioventù, nei fatti è l’esperienza a portarlo a più in là dei suoi anni perchè Alen Mangione, originario di Raffadali, dopo il diploma all’Istituto alberghiero di Agrigento, ha preferito farsi le ossa fuori dove è rimasto a lavorare per circa sei anni. Papà Francesco e mamma Francoise, di origine belga, non gli hanno tarpato le ali sebbene nel meta birrificio “Il Mangione” circa 300 posti a sedere, ristorante, pizzeria e birrificio appunto che hanno gestito per dieci anni a Raffadali, nella provincia girgentana, ci fosse bisogno di lui.
Ma Alen voleva crescere professionalmente confrontandosi con realtà significative come l’Alma, la scuola internazionale di Cucina Italiana del maestro Gualtiero Marchesi e le cucine del ristorante tristellato “Da Vittorio” dei fratelli Cerea a Brusaporto, nel bergamasco e del bistellato “Duomo” di Ciccio Sultano, nel cuore della Sicilia barocca ad Ibla. Due anni fa Alen decide di tornare casa e di dare la sua impronta al metabirrificio di famiglia.
“Tradizione siciliana ed un quid di contemporaneità creativa”, la cifra della sua cucina che però ha i piedi ben piantati nella terra e nel mare di Sicilia. Questi ultimi due anni non sono stati facili. <<Se siamo riusciti a rialzarci dopo la batosta della pandemia- spiega Alen- abbiamo avuto invece problemi nella ricerca del personale in una struttura molto grande dove, con quattro sale, eravamo costretti ad utilizzarne appena la metà>>. La famiglia Mangione decide di voltare pagina.
Da qui l’idea di “Carusu”, il nuovo concept di Alen, in via Passeggiata Archeologica, 8 ad Agrigento con vista sulla Valle del Mito. Con lui anche il fratello Dominique che dopo il diploma lo seguirà in cucina. Trenta posti in un’atmosfera vintage ed elegante, con un design che, tra le maioliche e le due anfore scavate nel muro, rievoca il fascino evergreen della Storia millenaria che nella città di Pirandello pervade ogni angolo.
Aperto a pranzo e a cena (tranne il mercoledì), “Carusu”, è la rampa di lancio di Alen e della sua famiglia in compagnia della sua inseparabile fidanzata, Alida << che – dice contento – mi accompagna anche stavolta”. La giovane brigata, età media intorno ai 25 anni, si prepara all’apertura con quella buona dose di ansia e di adrenalina insieme. La mano felice in cucina di Alen Magione, è già una certezza come si è avuto modo di apprezzare al metabirrificio “Il Mangione” dove ha saputo coniugare le ricette classiche della tradizione siciliana, con tecniche innovative.
Come il pane cunzatu con gli ingredienti tipici dal primo sale all’acciughina, ma che conquista per la preparazione, cotto a vapore e fritto. Pane, grissini, pasta fresca rigorosamente hand made e soprattutto tanta Sicilia a tavola per piatti che nascono dalla vena creativa di Alen. << Prima viene pensato, studiato e abbozzato su foglio di carta- spiega- e successivamente inizia l’esecuzione dopo aver incontrato i produttori che sono in grado di garantirmi freschezza e genunità”.
Al “Carusu”, ha previsto oltre il menù alla carta, tre menù degustazione di quattro portate ciascuna quelli dedicati ai prodotti delle terra e a quelli del mare. Di sette portate invece il menù a mano libera dove il cliente dovrà fidarsi del mix di piatti preparati a piacimento dallo chef. Ma non mancheranno alcune pietanze iconiche di Alen Mangione come la “seppia mascariata” che lo chef attinge alla lingua siciliana per “raccontarla”. Una volta arrostita la seppia alla brace con un ripieno di formaggi, cipolla, si “mascaria” (ovvero si tinge) la superficie con il nero di seppia. Tra i must della sua cucina, cappelletti di manzo con tartufo dell’Etna e jus di funghi. Tra i secondi, una selvaggina inusuale alle nostre latitudini come il petto d’anatra scottato con foie gras condito con amarene e cacao macinato. La cantina è un omaggio alla Sicilia del vino con anche una selezione di birre artigianali.
Ma è nel dessert che Alen “gioca” con i colori e le emozioni. Nel “Il giardino della Kolymbethra” omaggia con le mandorle, le carrube, il pistacchio, gli agrumi, l’olio evo, quel paradiso terrestre sito nel cuore della Valle dei Templi. Ma se c’è un dolce che per Alen racchiude la magia del tempo che non scalfisce gli affetti più cari è il “basta un attimo per tornare carusu”.
<<E’ una crostatina di mele che ama preparare mia madre che, pur non essendo una cuoca provetta, ha quei pochi piatti che sono i suoi inconfondibili cavalli di battaglia. Tra cui appunto la crostatina di mela farcita con crema pasticciera che ha il potere di farmi chiudere gli occhi e all’improvviso farmi tornare ad essere quel bambino che sognava di aprire il suo “Carusu”>>.
Aggiungi un commento