Catania si riappropria della scala del Vaccarini e la offre agli occhi curiosi e affamati di bello di turisti che vogliono scoprire la città e dei catanesi che vogliono e decidono di abitarla. Palazzo Sangiorgio è il nuovo hotel 5 stelle della cittadina etnea. Una terrazza panoramica che guarda palazzo Biscari e un concept di design interno che guarda al futuro, nella speranza che la ricchezza degli arredi significherà ricchezza per la città tutta. Parola di Antonino Sangiorgio.
Un’inaugurazione è sempre un momento denso di emozioni: c’è la sacralità di un prete che benedice l’avventura imprenditoriale con parole antiche sempre attuali; c’è l’ottimismo e l’orgoglio della politica cittadina che gongola dell’inizio come già fosse un traguardo; c’è poi la speranza, un po’ intimorita, dell’imprenditore che ha investito tempo, soldi e sogni nella realizzazione del progetto; c’è al curiosità di una città che oltre che guardare, vuole partecipare, affinché il lustro che si vede schermato da una porta a vetri si rifletta anche sul marciapiede adiacente.
Benvenuti a Palazzo Sangiorno, il nuovo hotel 5 stelle nel cuore della Civita di Catania che ha avuto come data di nascita il 13 settembre 2023. E anche se si tratta di un hotel e la parola ‘nascita’ può sembrare fuori luogo, è proprio parlando a margine dell’evento con l’ emozionato mecenate di palazzo Hernandez, Antonino Sangiorgio, che risulta invece del tutto appropriata.
Antonino Sangiorgio è, come si direbbe oggi con un anglicismo che rende tutto moderno, un self made man che, dalla praticità delle sue mani e anche grazie alle sue peregrinazioni, ha costruito un impero economico di notevole successo. Catanese della provincia, Sangiorgio per 3 anni ha vissuto da emigrato, come lui stesso ricorda, in Belgio, per poi decidere di tornare e investire nella sua terra. L’ironia della sorte ha voluto che occorressero proprio tre anni per completare i lavori a palazzo Hernandez. Lavori, che sebbene affidati agli architetti Michele e Solaria Sclafani, con l’attenta supervisione della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania, Sangiorgio ha potuto seguire in prima persona, avendo dimestichezza dell’ambito.
Le venticinque camere dell’hotel, suddivise in categoria Superior, Deluxe e Suite, sono frutto della maestranza dei due architetti, che hanno seguito i nuovi standard richiesti per la progettazione dei nuovi hotel 5 stelle luxury: “Le stanze particolarmente spaziose e luminose sono tutte diverse l’una dall’altra – spiegano – e tutti gli spazi comuni come la hall, il ristorante e la SPA sono state progettate in modo da rispettare i requisiti dell’hotellerie di lusso.”
La serata di inaugurazione, che ha avuto luogo domenica 10 settembre, è di buon auspicio per l’albergo. Guardando l’hotel dal marciapiede opposto, scorgendo dai riflessi del vetro quel tran tran indaffarato di professionisti che sanno bene cosa fare per coccolare l’ospite, vedere le sale ampie e ben illuminate, con arredamenti di design e sofisticato finger food aggirarsi sopra vassoi lucenti, sembra che tutto possa poi riflettersi su Catania, che intanto si riappropria della scala del Vaccarini.
“Il vecchio palazzo era da tempo abbandonato e lasciato all’incuria – racconta Antonino Sangiorgio, imprenditore catanese – ma custodiva al suo interno un vero gioiello architettonico che abbiamo valorizzato e tutelato: la grandiosa scala esterna disegnata da Gian Battista Vaccarini, l’architetto simbolo del barocco catanese. Insieme alla mia famiglia abbiamo voluto rendere nuovamente fruibile il palazzo, che al momento del nostro acquisto presentava ancora tetti sfondati e muri portanti distrutti dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. La nostra volontà è stata fin dall’inizio quella di trasformare un luogo abbandonato e pericolante del centro storico in qualcosa di bello e utile per la nostra città.”
Fuori dalla hall gremita a festa, si respira una aria calma, che non è placida, ma carica di tensione, sicuramente aspettative, che viene stemperata da una sigaretta elettronica. Luci più fievoli nascondono meglio il volto, ma danno più spazio all’autenticità, per questo le parole del patron Sangiorgio, risultano ancora più sincere: “Quando si intraprende il progetto è sempre un’incognita. Io il mio l’ho fatto e sono stati 3 anni pienissimi, intensissimi, fatti anche di problematiche da risolvere… Poi uno si augura sempre che le cose vadano bene, benissimo, ma ci sono sempre mille incognite e va bene così”.
Ma se è vero che chi ben comincia è a metà dell’opera, i presupposti sembrano esserci. Ancor prima dell’effettiva inaugurazione l’hotel vanta già diverse prenotazioni per i mesi successivi, in accordo a quello che sembra essere il trend turistico del futuro, fatto di viaggi più lunghi e di un rapporto più autentico con la città che si sta vivendo, ancor prima che visitando.
Antonino Sangiorgio ha reso di nuovo fruibile la meravigliosa scala del Vaccarini, che è fulcro, sia culturalmente che architettonicamente, del progetto di Palazzo Sangiorgio che sembra andare oltre i suoi confini puramente fisici, ovvero le mura dell’hotel. Avviare una struttura ricettiva di lusso nel cuore della Civita di Catania significa anche voler contribuire al recupero del vecchio ruolo della Civita di Catania, quell’hub di bellezza e di prosperità, dove i diversi tessuti sociali della città si intrecciavano in un mosaico perfetto.
Palazzo Sangiorgio, al pari dei suoi dirimpettai, Palazzo Biscari e Isola Catania, è allora più che un semplice hotel di lusso, un luogo pensato per Catania e per i Catanesi, che è possibile fruire senza prenotazione di camere. Il ristorante Basalto, la Spa Magma, la terrazza panoramica e la hall vogliono essere dedicati al relax e agli affari di ogni catanese che vuole fare della città tutta la sua casa, il suo ufficio, la sua quotidianità. Perché per chiuderla con le parole di Antonino Sangiorno: “non è più tempo di andare via da Catania, dalla Sicilia. Le nuove condizioni e la nuova sensibilità ci invitano a ripensare il turismo in maniera più vera e autentica e Catania e così bella che anche i suoi cittadini possono viverla da turista. Dobbiamo saper vedere il bello e offrirlo”.
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