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Bagheria brilla la stella di “Līmū” dello Chef Nino Ferreri. Baarìa città del gusto con due ristoranti stellati.

Brilla un’ altra Stella a Bagheria ed è quella di  “Līmū” dello chef e patron Nino Ferreri. Baarìa, Città delle Ville, del Maestro Renato Guttuso, del Premio Oscar Giuseppe Tornatore, è anche Città del Gusto con due ristoranti stellati, insieme a “I Pupi” di Tony Lo Coco e di Laura Codogno. Ed è record assoluto. 

L’eleganza della semplicità in cucina di  Nino Ferreri, è la cifra della sua cucina  diretta, senza orpelli che arriva netta al cuore dei commensali per far vivere momenti di non trascurabile  felicità.  

Già lo scorso anno “Sicilia da gustare” in occasione dell’apertura del suo ristorante “Līmū” ha già parlato di lui e qualche settimana fa ci siamo ritornati per raccontare il suo percorso. Da piacevole scoperta a solida certezza così come confermato dalla Stella Michelin.  Di seguito la recensione.

Trenta posti in un ambiente intimo e raffinato all’interno della Torre Ferrante, del ‘500,  di fronte l’Arco del Padreterno, di quello che un tempo era la porta d’ingresso della cosiddetta Villa dei mostri, al secolo Villa Palagonia. (link articolo precedente)  Color ocra, la pietra di tufo dell’ Aspra, è, a  vista, in alcune parti del locale come il caveau posto lungo le scale che salgono al piano superiore da cui si accede ad una terrazza,  è stata ricavata una nicchia per la cantina. Toni tenui dal rosa al lilla, tavoli per due dove ritrovarsi accompagnati dal sottofondo di musica jazz e blues per creare un’atmosfera rilassata che   restituisce un’oasi di gusto e di benessere.

Giandomenico Gambino, maître  e sommelier accompagna gli ospiti   in un percorso sensoriale che dalla cucina, ricavata nell’antica cappella, alla sala, arriva con garbo e precisione. Senza sbavature né toni accesi. In una parola, armonia. Già l’ospite varcata la soglia di  “Līmū” ha la sensazione di essere sul punto d’iniziare una nuova storia. Le preoccupazioni e gli affanni scivolano alle spalle grazie alla complicità del sorriso accogliente di  Mariagrazia, moglie di Nino.

A tavola,  il menù riserva non poche sorprese anche dal nome dei piatti che somigliano ad incipit di racconti, intrigando il commensale alla scoperta. “Domenica è sempre domenica”, ( il tortello di ragù della domenica, con provola madonita e sedano candito)  ed ancora “Sento il mare dentro ad una conchiglia” , (bocconi di mare, ostriche e fasolari)  ed anche “ L’epilogo di una battuta”, ( pappardelle fatte a mano di 30 tuorli, ragù bianco di cacciagione , vino e ginepro) che  un attimo riporta alla mente del commensale, scene di vita agreste rubate al pennello di Gauguin. Nino Ferreri sorride sornione .

<< E’ una delle tante novità che ho introdotto in questo primo anno di vita di Limu- spiega- è nata in modo spontaneo, senza nessun preciso ragionamento. Piace molto e il problema- dice ridendo- è quando devo cambiare il menù. Praticamente  ogni due mesi perché qui- chiosa- la cucina segue la freschezza dei prodotti e delle stagioni, delle materie prime che acquisto direttamente dai piccoli produttori di qualità o andando a fare la spesa giornalmente nei mercati e alla banchina del pesce direttamente al porticciolo >>.

Ha un tratto deciso, maturo, e se prima  aveva quasi timore a lasciarsi andare, Nino Ferreri, classe ’89, oggi entra  a gamba tesa nella  nouvelle vague della ristorazione d’eccellenza dell’ Isola che, in quanto a talenti in cucina, non è seconda a nessuno. L’armonia cromatica precede  l’equilibrio dei sapori al palato dove  ciascun ingrediente resta riconoscibile, grazie all’uso di cotture e temperature che, anche con un quid di creatività, non lo snaturano ma che al contrario, ne valorizzano l’identità. L’approccio di Nino Ferreri è di rispetto della materia prima che sa trattare con tecnica e precisione, esaltando l’Essenziale.  Nascono cosi’ piccoli capolavori  come “Lingua e gambero”,  stracotto di lingua di vitello passato in piastra ed arrostito con sopra  gambero rosso di Mazara adagiato su salsa allo Champagne e burro, tra gli antipasti ed anche, prima portata,  il capone con una breve marinatura in sala e zucchero servito con maionese all’aringa affumicata con insalata liquida  di mandarino verde, finocchi ed arance. Ed è Sicilia! Già la scelta del nome “Līmū”,   limone in lingua arabo-persiana, è un omaggio al Limone verdello, simbolo di Baarìa.

Quattro i menù con “ Autunno”, con i prodotti della stagione autunnale,  “100% Līmū” che racconta, in 8 portate,  la storia dello chef Ferreri attraverso piatti di carne e piatti di pesce che si alterneranno a tavola  e poi ancora a “Mano libera, dammi il 5” con piatti scelti dallo chef e, ed è questa una delle novità piu’ importanti, un menu interamente vegetariano che può anche diventare vegano. Wine pairing  con una  selezione di circa 150 etichette, nazionali ed internazionali << che- spiega Gambino- cambio ogni due mesi seguendo il menu con una particolare attenzione a piccole realtà produttive che valorizzano artigianalità e terroir per abituare il cliente a gusti nuovi, nn omologati ma che, al contrario, sappiano schiudere nuovi orizzonti gustativi e non solo”.  

Da “ Līmū”,  aperto da martedi a domenica, pranzo e cena, il benvenuto  è colorato di rosso con un pomodoro di burro francese aromatizzato con astratto di pomodoro seccagno di Valledolmo e grissini e pane handmade con grani di Tumminia, Perciasacchi e lievito madre.  Già da solo, val bene una visita. Il menu scelto è quello dedicato all’ autunno che, se sotto un profilo climatico tarda ad arrivare, sulla tavola di “ Līmū”, è copioso nei suoi sapori tipici.  Ed anche nei  colori, nella mise en forme con bacche di ginepro, foglie di ulivo e melograno.  “Il coniglio nel bosco”, un piatto succulento con all’interno spuma di tartufo e patate, stracotto di coniglio e cavolicelli. All’esterno ha una polvere di tartufo nero, barbabietole, spinaci e la croccantezza di un crumble di cipolle. Si accompagna a dei rognoncini di coniglio che si lasciano cadere nel fondo di cottura e senape. Dopo la “Lingua e gambero” di cui ho già parlato, il primo è un allegro e colorato   confort food di  gettoni di pasta dai tre colori e con altrettanti diversi ripieni: giallo, dallo zafferano, con crema di formaggio e tartufo, rosso, dalla barbabietola farcita alla zucca rossa ed infine verde agli spinaci  con salsiccia e cavolicelli serviti in un brodo di funghi. 

Nella cucina di Nino Ferreri s’incrociano  frammenti di vita e di lavoro che hanno lasciato il segno come  i due anni trascorsi nel ristorante  stellato “La table d’Adrien” a Verbier, nella Svizzera francese. Ed è dedicato alla contaminazione tra le due culture, il secondo  “Dai Nebrodi ai Pirenei”, di crepinet di maialino nero dei Nebrodi con erbe aromatiche e pecorino, doppia cottura cucinato a bassa temperatura e poi piastrato.  Il fine pasto è made in Sicily con  il predessert, una crema di ricotta al naturale, crumble di cacao con sopra un sorbetto di loti. Un’esplosione di freschezza e colore  preludio a  “ Pensando ad una torta di mele”,  con mele caramellate alla base sormontato al centro da un sorbetto al melograno e spuma di zabaione al Marsala e con ai lati, lingue di gatto al cacao e mandorle. 

L’ atmosfera distesa della serata invita alla convivialità e si scambiano storie di vino, di cibo e di vita  con i commensali del tavolo vicino. Ma prima di andare via, il  finale è la “coccola” di squisita pasticceria mignon servita su un letto di foglie dalle nuance d’autunno. Ed è già il ricordo piacevole che si fa attesa  per il prossimo incontro.

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