“Il vino come narrazione di temporalità, come spazio umano in cui non c’è distanza fra l’uomo e la sua opera. Vino come paesaggio che definisce un luogo dentro noi stessi, come sapore che nasce dai ricordi e che si volge all’altro con desiderio di tramandare e custodire la memoria di un territorio”.
Questo è il pensiero e le parole che definiscono l’azienda Calcagno. Una riflessione che racchiude il modo di fare delle tre persone che conducono l’azienda. Una conduzione familiare, visto che sono Francesco, Gianni e Giusi Calcagno ad occuparsi un po’ di tutto. Ognuno con proprie mansioni. Gianni, che è il fratello di Francesco è la memoria storica dell’azienda e si dedica alle varie fasi della vendemmia e della vinificazione, assieme all’enologo Alessandro Biancolin. Francesco e Giusi, padre e figlia, hanno il compito della fase commerciale, di accoglienza in vigna e di rappresentare l’azienda nelle varie manifestazioni. Sono tre le vigne che ha l’azienda, due di proprietà a Castiglione di Sicilia, una in Contrada Feudo di Mezzo ed un’altra in Contrada Arcuria. La terza è in affitto e si trova a Milo. Se dalla vigna di Milo, si produce un Etna Bianco Superiore D. O. C., il Primazappa, dalle altre vengono prodotti gli Etna Rosso D. O. C., chiamati con il nome delle Contrade Feudo di Mezzo ed Arcuria, oltre a produrre molti altri vini, dal rosato ad un vino bianco ottenuto da Nerello Mascalese.
È la vigna che si trova in Contrada Arcuria quella che assume particolare importanza per Giusi, poiché è lì che lei ha iniziato le sue prime vendemmie ed è sempre nella vigna di Arcuria che si trova il vecchio palmento, che ora è un caseggiato che racchiude i reperti e le foto storiche dell’azienda. Per quanto detto se Giusi dovesse identificarsi con un vino prodotto dall’azienda Calcagno è l’Arcuria, oltre che per i ricordi, perché lei lo definisce il lato femminile degli Etna Rosso prodotti dall’azienda, con i sui aromi delicati e raffinati, oltre che per la bevibilità sinuosa ed elegante. Fra le altre cose in Contrada Arcuria sono solo due le aziende che producono vino, quindi questo si può definire chiaramente un valore aggiunto. Contrada Arcuria si trova a ridosso di Contrada Moganazzi e riesce ad essere “accarezzata” sempre da una leggera brezza, che oltre a garantire la salubrità delle uve, si traduce in escursioni termiche che arricchiscono le uve fissando profumi e dando una freschezza che darà longevità ai vini. Ritornando a quanto riportato all’inizio, Giusi rappresenta in pieno quanto detto poiché oltre a curare gli interessi aziendali, di mattina lavora insegnando l’italiano agli immigrati. Questo può essere visto come spazio umano nel quale non vi è distanza nell’opera che svolge Giusi con il suo lavoro. Ed allo stesso tempo nel trasmettere un linguaggio, anche quando si degusta un calice di vino si è come degli interpreti per quello che ha da dire (tramite il lavoro, la storia e la cultura), trasmettendo emozioni, ricordi. Si potrebbe dire due lavori cosi diversi, ma allo stesso tempo simili. Di mattino insegna la lingua italiana, di pomeriggio, quando ci sono delle degustazioni in cantina o in vigna, spiega e traduce quanto viene detto dal calice.
Vasta la scelta dei vini che vengono prodotti dall’azienda Calcagno, si va dai bianchi, passando ad un orange, continuando con un rosato e finendo con i rossi. Di questi sono stati assaggiati un Etna Bianco, un Etna Rosato e un Etna Rosso di due annate. Il Ginestra viene etichettato come Etna Bianco D. O. C., ma sulla carta è un Etna Bianco Superiore, tenuto conto che viene ottenuto con uve del territorio di Milo. Ginestra – Etna Bianco D. O. C. 2023 è stato assaggiato con un affinamento in bottiglia di solo qualche settimana, ma sia il suo corredo aromatico, sia all’assaggio riesce a presentarsi con tutte le carte in regola per poter affrontare il tempo e poter migliorare ulteriormente. La nota agrumata è in evidenza, arricchita con una componente floreale, con ricordi di salvia e timo. Verticale alla beva, con una lieve sapidità che chiude il sorso. Se aspettato sarà un Etna Bianco che potrà dare grandi soddisfazioni. Lungo. Ultimamente il loro Etna Rosato D. O. C. Romice delle Sciare 2022 è stato considerato fra i migliori dodici Etna Rosato, noi abbiamo assaggiato il millesimo 2023. Dal calice emerge la nota fruttata principalmente, per poi essere arricchita con sentori di pompelmo rosa, lievi accenni di rosa canina e di lime. Sorso di carattere con una freschezza ben percepita e nota salmastra che chiude il sorso. Buona la progressione. Ottima la corrispondenza gusto – olfattiva.
Per concludere sono due gli assaggi fatti per il Feudo di Mezzo Etna Rosso D. O. C., vengono degustati il millesimo 2021 ed il 2018. Il Feudo di Mezzo 2021 ha un bouquet di grande complessità e con potenzialità evolutive (tenuto conto che ha quasi tre anni). Potenza che si esprime in tutte le sue forme. Le componenti dure e morbide sono ben amalgamate. Tannini fini, freschezza piacevole. Avvicinando il calice si sente la pietra focaia, humus, nota muschiata con ricordi di piccoli frutti di bosco. Sorso elegante e di grande piacevolezza. Se l’annata 2021 del Feudo di Mezzo si può definire di pronta beva (anche se qualche anno in più lo può fare diventare un gran vino), il millesimo 2018 pur avendo tre anni in più, è indomito. Bisogna precisare che l’annata 2018 sull’Etna è stata veramente difficile, con un inizio di settembre piovoso, che ha reso il processo di raccolta e vinificazione particolarmente complicati. Ma è nelle annate difficili che si possono ottenere i vini più interessanti. La fase di terziarizzazione si evince inequivocabilmente (si sta assaggiando un vino di quasi sei anni). Oltre ai profumi terziari (cuoio e tabacco), pervengono dal calice nota fruttata (ciliegia) e di pietra focaia. Verticale al sorso grazie ad una freschezza ben presente, trama tannica fine e con tannini lunghi. Progressione e persistenza buone. Stesso vino, annate differenti, due vini che si distinguono grazie alle condizioni climatiche differenti, asciutta la 2021, fresca e piovosa la 2018. Questo dimostra come l’azienda Calcagno porti in commercio vini che sono identitari delle annate e del tempo, fornendo serietà non solo per l’azienda, ma per i vini etnei, avendo l’accortezza di non produrre i loro vini CRU nelle annate in cui le uve non sono ritenute idonee per fornire un vino qualitativo.
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