Fare squadra! È in queste due parole, per nulla scontate, la rivoluzione “gentile” dell’Associazione Donne del Vino-Sicilia, guidata da Roberta Urso, che in questi due anni di attività, pur in un momento particolarmente critico come quello interminabile che stiamo attraversando, ha raggiunto importanti traguardi. Soprattutto in una terra dove è difficile fare rete, le Donne del Vino vanno orgogliosamente controcorrente, creando sinergie tra di loro, collaborando con le istituzioni, dialogando con altre associazioni del territorio impegnate nel sociale. Tra bilanci e prospettive, Roberta Urso in questa intervista ci racconta il Green New Deal della delegazione siciliana che, partendo dai piccoli borghi dell’Isola, progetta e costruisce la rinascita dei territori coniugando vini, storie e paesaggi d’arte e natura.
Roberta, a due anni dalla sua elezione alla guida della delegazione siciliana, possiamo tracciare un primo bilancio?
“Il bilancio non può che essere più che positivo: la squadra è cresciuta di oltre 30 unità, creando un gruppo non solo molto variegato a livello di professionalità, ma soprattutto affiatato ed animato dalla voglia di crescere con spirito di condivisione”.
Pandemia e resilienza: in quest’ultimo anno, segnato dalla crisi soprattutto per le piccole e medie imprese che lavorano nell’Ho.Re.Ca, quali iniziative ha messo in campo la delegazione per supportare le imprese del vino guidate da donne?
“Abbiamo fatto sentire la nostra voce, non solo attraverso la partecipazione proattiva alle iniziative nazionali, partecipando alle campagne sul tema dell’ambiente, raccontando le nostre esperienze di vendemmia ed i nostri territori, stando accanto alle donne in difficoltà ed ai ristoratori in crisi per via della pandemia. Ma, soprattutto, abbiamo fatto sentire la nostra voce con un manifesto alle istituzioni, in cui abbiamo racchiuso tutte le criticità affrontate, e che purtroppo ancora affrontiamo a causa del nemico invisibile che ha cambiato le nostre vite ed il nostro modo di lavorare, per poter avere supporto, sostegno, ascolto e superare, con gioco di squadra tra pubblico e privato, questo periodo storico così complesso. Da questo punto di vista, uno strumento molto importante per tradurre i progetti e le idee in operatività è il tavolo tecnico tra la nostra delegazione Sicilia e l’Assessorato regionale all’Agricoltura. Proprio oggi si è tenuto un incontro con l’assessore Scilla, che è già a lavoro per intraprendere azioni operative, in particolare per il sostegno alle piccole realtà produttive e per il rilancio dell’enoturismo, volano dello sviluppo economico della nostra isola”.
Lo scorso 1 febbraio l’Associazione ha portato le proprie proposte per il Recovery Fund alla Commissione Agricoltura alla Camera. Quali sono state?
“Questo incontro tra l’Associazione e la XIII Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati si è tradotto in un’audizione informale nell’ambito dello studio delle proposte sul piano nazionale di ripresa e resilienza. Occasione per le Donne del Vino di proporre alcuni punti molto importanti, oggi in parte carenti o assenti, come la digitalizzazione e la connessione fibra nelle aree rurali, l’agricoltura di precisione green deal, il trasporto e la viabilità, i servizi per la maternità, gli asili nido e le scuole materne nelle zone rurali, le politiche di parità di genere in tutte le imprese e, specificatamente, nella filiera del vino”.
Quante sono attualmente le socie siciliane, la loro età media e la professione?
“Sono 47, hanno un’età media di 38 anni e professionalità diverse. Oltre la metà sono produttrici, ma la squadra è formata anche da manager, enologhe, agronome, giornaliste, tutte accomunate ovviamente dalla profonda conoscenza del vino in tutte le sue sfaccettature”.
Nel 1988 nasce l’ Associazione Nazionale Donne del Vino ed erano davvero poche le donne produttrici in un ambito esclusivamente maschile. La tessera numero due è quella di Donna Gabriella Anca Rallo di “Donnafugata”, una pioniera. Com’è cambiata in questi 33 anni la figura delle donne impegnate in questo ambito?
“In questo arco temporale tanto ampio, nell’ambito del business del vino è avvenuta una vera e propria rivoluzione: le donne hanno assunto sempre più ruoli chiave, diventando fondamentali per lo sviluppo e soprattutto la internazionalizzazione del comparto”.
Da 21 anni lei è p.r. e communication manager di Cantine Settesoli: quali sono i requisiti che oggi deve assolutamente avere una donna che decide di dedicarsi a questo settore?
“Deve saper “ascoltare” la natura e ripartire dalla terra: qui il vino nasce e dal suolo trae nutrimento, carattere e identità. Produrre, promuovere o comunicare il vino significa conoscerlo dal profondo, rispettare il territorio che lo genera e le persone che con sacrificio si prendono cura della vigna. Avere un’anima green, sentire profondamente il richiamo del territorio; tutto questo si traduce in capacità di trasferire al vino quel quid al femminile che lo rende diverso ed unico”.
Quali consigli darebbe ad una giovane donna che intraprende questo percorso?
“Siate sempre voi stesse, mai eccedere in esuberanza né mostrarsi timide ed insicure; viaggiate, abbiate sempre il gusto della scoperta, della condivisione, del confronto. Imparate le lingue, degustate tanto. E anche quando sarete stanche, sorridete”.
Nel mondo del vino è difficile per una donna ricoprire una posizione di potere?
“Assolutamente no, la competenza e professionalità, la leadership e la forza delle donne oggi sono riconosciute. Abbiamo conquistato posizioni importanti ed anche se ancora c’è tanta strada da fare, certo non ci mancano coraggio e idee per la scalata. #nonditecichenonsipuofare”
È possibile tra donne fare rete? Qual è la sua esperienza?
“È non solo possibile, ma oserei dire naturale. L’associazione nazionale ne è un esempio lampante, la delegazione Sicilia un vero e proprio emblema, per partecipazione, condivisione di intenti, entusiasmo. Unite si cresce e si è efficaci ed efficienti, si raggiungono cioè gli obiettivi razionalizzando le risorse disponibili”.
La tutela dell’ambiente è il filo conduttore della Festa dell’ Associazione dall’8 al 16 marzo, da nord a sud. Quali sono le vostre iniziative?
“Abbiamo partecipato in maniera massiccia alla campagna nazionale “Vite è vita”, mostrando tutta la nostra volontà di lavorare secondo modalità sostenibili: questo si traduce anche nella tutela delle piccole produzioni, dei nostri territori, che vogliamo difendere dalla cementificazione ma anche dall’abbandono, creando delle esperienze che spingano i consumatori ad una conoscenza che si traduca in rispetto. Stiamo lavorando ad un evento digital che andrà in diretta facebook martedì 16 marzo alle ore 15.00, dove racconteremo di un importante progetto di ricerca e valorizzazione delle varietà reliquia dell’Etna, portato avanti dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Catania con la collaborazione dell’Irvo. Un appuntamento imperdibile che permetterà ai curiosi, ai winelovers ed ai nostri followers di conoscere tutte le curiosità legate a questo progetto dall’altissimo profilo scientifico”.
L’Associazione è in prima linea nel dare riposte concrete alla violenza contro le donne, tanto da mettere in campo anche il progetto #tunonseisola. Di cosa si tratta?
“L’Associazione vuole tenere alta l’asticella sul grave problema della violenza contro le donne, che purtroppo la pandemia ha amplificato. Ogni anno con varie iniziative, a fine novembre si organizzano dibattiti, seminari, eventi per affrontare il tema ed arrivare al cuore delle donne, perché abbiano sempre più consapevolezza che alla prima avvisaglia occorre denunciare ed avere fiducia nelle istituzioni e nelle associazioni esperte nella gestione del problema. A breve sul sito nazionale www.ledonnedelvino.com comparirà un BOTTONE ROSSO PER LA RICHIESTA DI AIUTO, creando un link con i principali centri antiviolenza disseminati sul territorio nazionale e verrà avviata una raccolta fondi”.
Quali saranno le prossime iniziative della Delegazione siciliana?
“Oltre all’evento digital, abbiamo in cantiere un importante progetto di rilancio dell’enoturismo che partirà dai Borghi di Sicilia, dove il vino e le DDV avranno un ruolo principale, ma metteremo in rete anche piccoli produttori di eccellenze, artigiani, associazioni che si occupano di turismo sostenibile ed altri attori e protagonisti dei territori più belli e talvolta sconosciuti della nostra isola. Inoltre, a breve partirà il progetto pilota D-vino, proposta per l’insegnamento della “materia vino” negli istituti alberghieri e per il turismo. Il vino deve diventare materia didattica e, se il progetto pilota funzionerà, verrà presentata proposta al Ministero per l’Istruzione”.
Dove seguirvi e scoprire le vostre iniziative?
“Sul sito e sul blog del nazionale e sulle pagine FB e Instagram della Delegazione Sicilia dell’Associazione Le Donne del Vino”.
In questo anno così difficile, cosa le è mancato del suo lavoro?
“I viaggi, le fiere, gli incoming e le degustazioni col pubblico. Le attività on-line possono essere la soluzione temporanea ma non diventare la normalità. Il vino è vivo e va condiviso guardandosi negli occhi”.
Un’ultima domanda: qual è la ricetta per uscire dalla crisi?
“Avere coraggio, pur restando prudenti e nel rispetto delle regole. Rischiare, ma calcolando il rischio. Innovare, pensare, non smettere mai di progettare. Così da essere pronte quando tutto passerà”.
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