Quando il tentativo di un padre chef di allontanare il figlio dal mondo della ristorazione non va a buon fine, ecco che una grande passione per la cucina prende il sopravvento tanto da renderlo uno chef rinomato. Inizia così la storia di Alen Mangione, oggi conosciuto e apprezzato anche oltre lo Stretto.
Una parentesi a fianco delle grandi stelle, come i fratelli Cerea, Ciccio Sultano e Nino Ferreri. Poi, il post-pandemia che lo porta ad affiancare i genitori nella rinascita del ristorante di famiglia a Raffadali. E se il detto recita che “chiusa una porta, si apre un portone” ecco che l’ottobre 2022 ne è la prova tangibile. Dopo 10 anni si pone fine alla gestione del locale di famiglia, ma contemporaneamente si dà avvio ai lavori in quel locale che ad Agrigento cambierà presto il futuro di Alen Mangione. È il primo gennaio 2023: Carusu apre per la prima volta le sue porte, un ristorante fine dining nel quartiere ellenistico-romano di Agrigento.
“Il mio percorso inizia all’età di 12 anni quando per la prima volta mio padre mi fece entrare in una cucina con lo scopo di farmi capire il vero lavoro del cuoco e farmi cambiare idea sul voler intraprendere questa strada. Io però da quel momento me ne innamorai e non smisi più di fare quest’attività. All’età di 14 anni frequento un istituto alberghiero alternando scuola e lavoro. Dopo aver conseguito il diploma mi iscrivo all’Accademia di Gualtiero Marchesi e tramite alcuni stage faccio una bella esperienza di quasi due anni dai fratelli Cerea – racconta Alen Mangione – Una favolosa esperienza dopo la quale decido di tornare in Sicilia. Passo prima per le cucine di Ciccio Sultano poi di Nino Ferreri, ai tempi a Villa Athena ad Agrigento. Poi il periodo della pandemia, ma soprattutto il post covid che mi consente di scrivere un nuovo capitolo della mia carriera, oggi conosciuto sotto al nome Carusu”.
Ma è la tradizione culinaria in armonia con le sfumature di una calibrata innovazione, la prova che Alen Mangione delinea una cucina puramente golosa per la quale alcuni piatti e prodotti tralasciati nel tempo tornano ad essere protagonisti di notevole valore.
“Definisco golosa la mia cucina perché a parer mio un piatto goloso deve fondarsi sull’innovazione ma senza tralasciare la tradizione. A volte riprendo, quindi, piatti tradizionali siciliani ai quali ridare vita secondo le nuove tecniche e il mio sapere – afferma Alen Mangione – Anche la valorizzazione dei prodotti tralasciati nel tempo è per me fondamentale, come le piccole mele Azzeruolo e le carrube. Ricerchiamo, quindi, tutti quei prodotti che vanno a perdersi per poi valorizzarli al meglio”.
Fortemente legato al suo territorio e alle sue origini, Alen Mangione trova l’opportunità di potenziare lo storico terreno di proprietà dei nonni. Originariamente adibito ad uliveto con circa 400 alberi di ulivo per una produzione propria di Nocellara, diventa oggi il luogo ideale per dare vita ad una Farm nella quale produrre il necessario per impreziosire le proprie pietanze. Ma non finisce qui! La Farm sarà anche un’opportunità per gli ospiti di Carusu che potranno vivere una completa esperienza.
“Avere il fiume Akragas vicino è stato per noi una grande fortuna perché ha consentito a me e mio fratello di lavorare terreni un po’ incolti avviando una produzione di ortaggi, erbe aromatiche e verdure utili ai menù del ristorante – afferma Alen Mangione – Sono trascorsi appena 6 mesi e siamo, quindi, ancora solo all’inizio, ma vorremmo dare alla Farm più importanza coinvolgendo i nostri ospiti a fare un percorso completamente diverso. La mattina li porteremo a vedere la Farm dove raccoglieremo le verdure, poi, seguirà un pranzo molto conviviale per il quale trasformeremo i prodotti raccolti in tradizionali pietanze siciliane. La sera, infine, mostreremo loro cosa può nascere all’interno di un ristorante fine dining utilizzando, ancora una volta, gli stessi prodotti raccolti la mattina all’interno della Farm”.
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