Si è conclusa anche questa terza edizione di Teruar la fiera del vino etico. Due giorni intensi, ricchi di racconti e territori, di vini e di persone che hanno trasformato Scicli e le sue strade barocche in un luogo sospeso dal tempo.
Tanti i territori raccontati, dagli appennini al mare della Sicilia, dalle Marche all’Adriatico, altrettante le bottiglie aperte e i calici degustati. Una grande festa, un momento di condivisione, confronto, incontro dove il vino è stato il fil rouge di una storia fatta di volti e passione, di saluti tra vecchi amici e strette di mano di nuove conoscenze.
Da Teruar te ne vai via portando con te un bagaglio di vita inestimabile e forse è questa la grande forza di questa manifestazione: le persone che incontri e che riescono a trasmetterti un’energia pura e vigorosa. La vedi scolpita negli occhi degli organizzatori, dei ragazzi che hanno dato un sostegno continuo ed eccellente ai banchi d’assaggio, dei vignaioli sorridenti e sempre pronti a raccontarsi e dei tanti appassionati che hanno goduto per due giorni di un ventaglio di interpretazioni enologiche. La forza di Teruar sono le persone, chi lo organizza e chi lo visita. Sono state davvero tante le bottiglie assaggiate ma ancor di più le storie e le emozioni che hanno accompagnato l’intero evento.
Noi siamo andati un po’ in giro e tra vitigni e vinificazioni abbiamo fatto un viaggio lungo lo stivale.
Partiamo da Istinto Naturale- Angileri a Marsala. Per il terzo anno presenti a Teruar la vicinanza al mare traspare dalla sapidità e dalla nota minerale che dona equilibrio e una buona struttura ai vini che qui si producono. Il loro motto è “essere compagni di strada dei vini cercando di lavorare nel modo più naturale possibile e nel rispetto delle tradizioni. È una storia di amore per il mare e richiamo della terra, un ritorno alle radici nata nel 2019 dalla voglia di tornare a lavorare le terre di famiglia. La passione si sente tutta nelle note sapide di Principino, un bianco IGP Terre Siciliane, pressatura diretta grappolo intero e un affinamento in tini di acciaio. E se come dicono “Il vino migliore nasce in vigna” in questi calici abbiamo assaporato naturalezza e qualità.
Restando in Sicilia ci spostiamo nella patria della Faro Doc, a Messina, precisamente nell’Azienda Bonavita. Qui Giovanni ci racconta come nel 2004 dopo gli studi in agraria a Bologna decide di tornare a casa e mettersi in gioco. “Siamo in un territorio ancora poco esplorato ma molto favorevole alla coltivazione delle nostre uve, pochi produttori con poche bottiglie e pochi ettari. In cantina gestire dell’uva per farla diventare vino di qualità senza fare degli interventi esterni per modificare il suo profilo non è facile. Si deve lavorare molto bene in vigna per trovare il giusto equilibrio tra maturazione, acidità, zucchero, ogni vignaiolo sceglie la propria filosofia di produzione che è legata alla propria esperienza e alla visione del vitigno”. La loro idea di produzione è trovare il giusto equilibrio tra struttura, eleganza, freschezza, bevibilità e longevità e noi le abbiamo trovate tutte queste caratteristiche.
Spostandoci verso le Marche incontriamo Daniela. La loro azienda si trova tra il mare e la montagna, precisamente tra la riviera del Conero e l’Appennino. La loro è una storia di ritorno alla terra delle loro famiglie. “Teruar- ci racconta- è incontrare tanti amici produttori siciliani che qualitativamente fanno vini di alta qualità, è uno scambio molto bello”. Tre caratteristiche dei loro vini sono l’acidità, la sapidità e la mineralità che esaltano le caratteristiche tipiche del verdicchio. Tra i vini che abbiamo assaggiato La Fuga, un rosato che vuole essere una dedica a tutti i popoli e le persone in fuga, un omaggio a Mediterraneo di Salvatores alla voglia di scappare che ognuno di noi ha. Nato da un vigneto piantato nel 2011 con l’aiuto di Janalì un giovane ragazzo afgano che li ha aiutati in azienda per un paio d’anni e che oggi è cittadino australiano, una storia di amicizia e stima che in questo vino trova una dedica d’amore.
La cosa che ci lascia Teruar è riscoprire come la cosa bella del vino è l’interpretazione e la mano del produttore, perché è da quella che deriva l’impronta di un vino al di là dell’uva e del territorio.
Ma il grazie più grande va, all’unisono con i vignaioli, a tutti coloro che hanno collaborato con l’organizzazione per la riuscita dell’evento, giovani, determinati e determinanti affinché tutti noi potessimo godere della poesia che è questa manifestazione.
Giulio liuzzo
Adelina Sina
Antonio Allibrio
Elio Musa
Giosuè Gallaro
GuglielmoI
Antonino Mansueto
Martina Magro
Peppe Casella
Piero Carnemolla
Erica Trovato
Francesco Monteforte
Enrico Gallaro
Mario Di Pasquale
Melisa Sina
Fabrizio Riccotti
Sarà Manenti
Marco Buscema
Orazio Matarazzo
Chiara Ascone
Fabrizio Raniolo
Jennifer Bonuomo
Giuditta Buffa Calleo
Fabio Isteri
Gabriele La China
Bartolo Verdirame
Alessia Di Tommasi
Giovanni Scalone
Marta Statello
Giorgio Iozzia
Salvatore Spadaro
Venerina Marinero
Giovanni Raimondo
Arianna Zisa
Richard Puglisi
Vincenzo Alfieri
Fabrizio Fiorilla
Greta Di Natale
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