Pasta, biscotti, farine e legumi. Tutti biologici e tutti sani e sostenibili. È questo il principio che ha sposato la famiglia Ferraro di Santa Margherita del Belice per la sua produzione di prodotti di alta qualità, tutti garantiti dalla filiera controllata e tracciata. Una storia di famiglia, salute, impegno e tradizione che viene da lontano e che affonda le radici in quei territori del Gattopardo dove oggi crescono rigogliosi, come 100 anni fa, i grani antichi siciliani.
La Ferraro bio farm, infatti, oggi rappresenta la quarta generazione di agricoltori e nel 2012 ha convertito la superficie di 60 ettari alla coltivazione di grani antichi.
“Coltiviamo in maniera sostenibile – racconta Melchiorre Ferraro – e trasformiamo le nostre materie prime in prodotti di grande qualità in grado di mantenere tutti valori nutrizionali uniti ad un gusto pieno e inimitabile all’insegna del consumo equosolidale”.
Un percorso di “filiera chiusa” cui Melchiorre è approdato, soprattutto, da quando in azienda sono entrati i suoi figli – Maria e Salvatore, oggi rispettivamente 31 anni e Salvatore 32 e titolari dell’azienda Ferraro Bio. Entrambi, infatti, hanno stimolato il padre a puntare più in alto e diversificarsi ancora di più dal resto dei produttori cerealicoli investendo totalmente sul grano antico.
E in particolare, Melchiorre Ferraro, che è anche uno dei soci fondatori di Simenza, è custode della varietà antica Giustalisa. A distanza di oltre 150 anni dalle ultime notizie storiche, infatti, grazie alla collaborazione con la Stazione Sperimentale di Cerealicoltura di Caltagirone e con la facoltà di Agraria di Palermo, la famiglia Ferraro ha riscoperto la più rinomata e la più antica tra le varietà di grani indigeni siciliani divenendone ormai gli unici “custodi riconosciuti” a livello internazionale (Premio Europian Rural Parliament – 2017).
“Ammetto che – continua Ferraro – , insieme con i miei figli abbiamo intrapreso una strada molto più tortuosa ma i primi risultati si vedono e ci danno gradi soddisfazioni. D’altra parte, attraverso la rete Coldiretti, siamo riusciti a inserirci in un settore dove abbiamo a che fare con consumatori consapevoli e più attenti a ciò che mangiano. Per questo mentre prima ero nel settore cerealicolo nel conto terzi, abbiamo deciso di cambiare totalmente ed evolvere riguardando al passato e alla tradizione. Ho sempre coltivato grani di Tumminia e Perciasacchi, ma 15 anni fa mi sono imbattuto in un opuscolo datato 1848 Stamperia Palermo in cui l’Autorità dell’epoca che attribuiva i prezzi alle granaglie riportava una tabella in once con le varietà più comuni che costavano mediamente 4 once e poi compariva il nome di un grano mai sentito: il Giustalisa, appunto, cui era attribuito il prezzo di 7 once”.
“Cominciai a chiedermi – spiega – come fosse possibile che ci fosse un grano così costoso. Ho cominciato a studiare e documentarmi e dalla Stazione di Granicoltura di Caltagirone, che conserva il germoplasma di 50 popolazioni indigene di grani, mi sono stati affidati 20 kg di microparticelle di Giustalisa. Un grano antico che veniva coltivato da Palermo verso Trapani ed Agrigento in tutta la zona del Fondovalle. C’è voluto un po’ di tempo, perché per coltivare il primo ettaro di terreno con questo grano, ci sono voluti 6 anni. Dopo ho effettuato le analisi che mi hanno fatto capire il perché fosse così pregiato. E poi grazie alle analisi condotte in collaborazione con l’Università di Messina e l’istituto Zooprofilattico di Palermo, abbiamo visto le sue grandi qualità che lo rendono particolarmente adatto a chi è intollerante al glutine, altamente digeribile e persino benefico per l’intestino grazie alle fibre naturalmente presenti in questo prodotto integrale”.
Tutte qualità che hanno spinto i Ferraro a focalizzare la loro produzione sul Giustalisa e, in particolare, sui prodotti Realgiustalisa nati dall’unione di tre varietà di grani antichi.
“Nella nostra azienda – continua – seguiamo la rotazione agraria e la coltivazione di cereali avviene ogni due anni perché la nostra produzione viene infatti integrata dalla coltivazione dei legumi. Queste condizioni consentono al terreno batteriologicamente attivo di rigenerarsi in un ciclo biologico naturale. L’applicazione dell’antica rotazione agronomica, che assicura al terreno equilibrio e la fertilità. E poi, dai legumi viene prodotta una pasta con una tecnologia innovativa. Ma c’è di più: la disponibilità di un nostro parco macchine altamente tecnologico e il completamento della filiera produttiva garantiscono la produzione di farine e pasta di alta qualità e al contempo la giusta competitività per affrontare le sfide del mercato globale, senza dimenticare la tutela della salute dei consumatori e il rispetto dell’ambiente”.
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