A mamma Caterina hanno dedicato il punto luce del logo dell’azienda a simboleggiare il cardine che lei rappresenta. Per la famiglia e non solo. Al centro, in alto, irradia quelle che sembrano le ali di un falco che sorvola la Valle del Belìce o anche i rami di felci, dalle più esili alle più grandi, ad indicare le generazioni che nascono all’interno di una “V”, come le iniziali del loro cognome.
Scrivi Vini Vaccaro, leggi valore famiglia. C’è fermento nell’azienda a Salaparuta, 1500 abitanti, un angolo della Sicilia occidentale devastato nel ’68 dal terremoto, per l’inaugurazione della bottaia, aperta per Cantine Aperte 2023. Un successo di pubblico, di estimatori e di amici ma soprattutto “finalmente un bellissimo evento dopo la pandemia”. Trattiene a fatica l’emozione, Giacomo Vaccaro, 72 anni, capostipite dell’azienda che si estende nella Valle del Belìce, a ridosso di quel fiume omonimo, che nei secoli, ha segnato la vita delle popolazioni e dei luoghi che attraversa.
Al centro della valle, Giacomo ha realizzato la sua azienda, un passo alla volta, con la lungimiranza di chi sa che costruire un sogno costa sacrifici, fatica, impegno, passione. “Ma io sono fortunato-dice schermendosi- perché ho un socio imbattibile, mia moglie, al mio fianco da 50 anni e che sposerei di nuovo subito per un altro mezzo secolo”.
Imprenditore di carattere, giovanissimo, ha investito nel post terremoto, aprendo il primo negozio di alimentari e, poi, anche un mobilificio “perché -dice- si doveva pensare al domani, alla ricostruzione”. E lui al domani, a quella capacità di saper guardare lontano, lo porta nel suo Dna. “Ancora oggi mia moglie mi raccomanda di fermarmi perché è anche arrivato il momento di godermi la pensione- dice ridendo- ma c’è sempre un domani da inseguire. E tante le cose da fare”.
E non gli basta che la mattina è il primo ad aprire i cancelli della sua azienda e percorre in macchina gli 80 ettari vitati che cura con l’attenzione di un padre. “Ho fatto richiesta anni fa all’amministrazione di Salaparuta – dice- di volermi occupare del recupero di quello che un tempo era il mio paese. Ma a tutt’oggi è tutto fermo”. E c’è così un altro giorno da spostare in avanti, un altro traguardo da conquistare “perché il segreto è non arrendersi mai”.
Giacomo nell’87 è riuscito a comprare i terreni che la sua famiglia aveva in affitto e qui, dopo un’esperienza decennale di presidente della cooperativa agricola Madonna del Piraino, ha costruito nel 1999, l’azienda che porta il suo nome. Con lui i figli, Laura, Carmelo, enologo, Catia che si occupa del commerciale e il nipote Luigi, responsabile marketing, che rappresenta oggi la terza generazione.
Antesignano, è stato il primo a credere nella Doc Salaparuta. “Ricordo ancora che quando andai a Roma nel 2004, la commissione non credeva che qui, a Salaparuta, ci fossero i vigneti. Gli portai le mie prime bottiglie di vino”. Creata nel 2006, è una delle Doc più recenti in Sicilia e la viticoltura in queste zone è la chiave di volta per la rinascita di un territorio a lungo dimenticato. La bellezza arcaica della Valle attraversata dal fiume che lambisce le province di Palermo, Agrigento e Trapani, si ammira dall’ampia vetrata che per intero percorre l’azienda Vaccaro. Una terrazza affacciata sulle cromie di verde che disegnano all’orizzonte linee sinuose di dolci pendii restituendo, allo sguardo, benessere e armonia. Tra l’uomo e la natura. Funzionale e moderna, l’azienda Vaccaro è oggi una realtà dinamica. Circa 800 mila le bottiglie prodotte in una filiera corta, dai vigneti alla tavola, grazie ad una catena d’imbottigliamento all’avanguardia ed automatizzata in grado di soddisfare le richieste dei clienti dell’Ho. Re. Ca. distribuiti in diversi Paesi europei. Ed anche in Cina, Giappone, Kazakistan, nell’ Asia centrale.
In bio dal 2000, si coltivano internazionali ed autoctoni e tra questi, è il Catarratto, il vitigno principe che, usato anche in blend, è il biglietto da visita di Vini Vaccaro. Cinque linee d’imbottigliamento, Luna, Terrabedda, Top Line, Esclamativo, Grappoli, “declinano” nei calici la filosofia di un’azienda che ha, nella valorizzazione delle sue radici, il suo punto di forza. Al passo con i tempi, non rinuncia a “giocare”, e con la linea Esclamativo, un bianco frizzate e un rosso da uve leggermente appassite, si diverte nel packaging utilizzando in grafica l’attualità del linguaggio dei meme. Un divertissement che stimola la creatività dei clienti a trovare assonanze tra il mondo social e quello reale. Ma è il vino “Giacomo” Nero D’Avola Riserva, edizione limitata, frutto della volontà di Carmelo Vaccaro che, in occasione della nascita del figlio Giacomo, ha voluto esprime il profondo sentimento che lo lega al padre, a raccontare il legame che va al di là del tempo e diventa suggello tra generazioni. Questa riserva DOC Salaparuta diventa, così, uno scrigno che custodisce il più profondo dei sentimenti: l’amore di un figlio per il padre e l’amore di un padre per il figlio. “A te Giacomo che mi hai dato la vita e a te Giacomo a cui la vita l’ho data” si legge nella retro etichetta. “Ero piccolo quando mio padre- racconta Carmelo- mi chiese se io volevo fare parte di questo suo progetto di vita e di lavoro. Non ho avuto dubbi a scegliere la mia strada e a laurearmi in enologia a Marsala. L’azienda è cresciuta con me ed io con lei- dice Carmelo con orgoglio. Sono sempre stato convinto che un buon vino nasca dalla cura del vigneto, della terra, dalla salvaguardia del patrimonio di bioversità di cui questo territorio è ricco- spiega – seguire giorno per giorno le fermentazioni, il controllo della temperatura è per me prassi consolidata e quotidiana”.
Il prosieguo naturale è la sostenibilità con interventi mirati che vedranno l’installazione, entro luglio, di pannelli fotovoltaici per raggiungere un’autosufficienza produttiva. Il sistema di recupero e riutilizzo delle acque piovane è un’altra strategia green che l’azienda ha adottato per ridurre il consumo idrico; nel contempo, per combattere la siccità provocata dai cambiamenti climatici in atto, hanno anche realizzato un pozzo per l’approvvigionamento.
A disegnare le nuove traiettorie per l’azienda è Catia Vaccaro, 34 anni, Donna del Vino Sicilia, laureata in economia e commercio all’università di Palermo. “L’inaugurazione della bottaia-dice-è per noi sì un traguardo ma anche il nuovo inizio per aprirci alle visite in cantina per gli appassionati. Già per noi, la nostra prima volta a Cantine Aperte quest’anno è stato un ottimo risultato. I visitatori erano contenti e stupiti allo stesso tempo- racconta Catia con entusiasmo- perché non pensavano di trovarsi in un’azienda moderna ma che nel contempo ha un animo antico come i valori di rispetto, di autenticità, che portiamo avanti”.
C’è da scommettere che a fare la differenza sia stato quel quid che sull’invito era abbastanza chiaro: “La Famiglia Vaccaro riapre le porte”. “Noi- dice Catia sgranando i suoi occhi neri- siamo stati semplicemente noi. Famiglia”.
Giusy Messina & Alessia Maranzano
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