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A Pasqua il  dolce legame tra Malta e la Sicilia: la figolla

figolla

Nel corso dei millenni Malta e la Sicilia hanno avuto una relazione stretta, caratterizzata da alti e bassi, con molti più aspetti positivi che negativi. La breve distanza tra le due isole ha sempre reso relativamente facili gli spostamenti, anche quando viaggiare non era così comodo come lo è oggi. Molte usanze sono molto simili e, in alcuni casi, la connessione è dolce oltre ogni immaginazione.

Già in epoca romana, intorno al 70 a.C., Gaio Verre era governatore della Sicilia e di Malta. Verre fu accusato da numerosi mercanti e contadini siciliani di saccheggio dei templi, di estorsione e di vero e proprio furto. Ciò portò alla sua persecuzione da parte di Cicerone, le cui accuse furono così devastanti che Verre scelse l’esilio volontario ancor prima della fine del processo.

Questa non è la parte dolce della storia che lega le isole da oltre duemila anni, ma dimostra che i nostri percorsi e le nostre peripezie sono state simili.

Nelle sue famose orazioni Cicerone enumerò i vari furti di Verre, e tra questi c’era quello di aver rubato 400 vasetti del miele per il quale le isole maltesi erano rinomate. Cicerone fece anche notare – e qualcuno può dubitare della veridicità di quel famoso oratore? – la qualità del miele di Malta, paragonandolo ai migliori mieli siciliani.

Nel corso dei secoli i maltesi non sembrano aver mai perso l’amore per il cibo, soprattutto se vengono aggiunte cucchiate di miele o di zucchero.

Dai tempi di Verre fino alla fine del XVII secolo il miele fu il principale, se non l’unico, dolcificante. Fu poi introdotto lo zucchero e i maltesi, come la maggior parte dell’Europa, si dedicarono a quello. Sembra che la Sicilia avesse piantagioni di canna da zucchero e che i mercanti maltesi importassero direttamente dalla vicina isola. Abbiamo radici e connessioni comuni profonde e forti ed è delizioso sentirne parlare.

Ai maltesi è sempre piaciuto collegare il cibo alle festività religiose e la figolla è sicuramente legata – almeno nella sua origine – alla religione.

La Figolla, un dolce maltese meravigliosamente buono e dolce distribuito la domenica di Pasqua e farcito con un ripieno di marzapane. Non contiene niente del miele così tanto amato da Cicerone poiché oggigiorno viene utilizzato solo lo zucchero semolato per renderla una vera prelibatezza.

La figolla (plurale figolli) è realizzata in varie forme figurate e sopra viene posto un uovo di cioccolato, solitamente inglobato nella glassa. Viene fatta una decorazione variopinta e gustata con adorazione da più giovani fino agli anziani.

Questo dolce è stato adottato dalla Sicilia e il nome figolla sembra derivare dall’italiano figura o figurella. Un collegamento sicuramente grandioso e dolce tra le due isole.

Le tradizioni tendono a cambiare e le forme oggi utilizzate sono molto diverse da quelle del passato. Poiché la figolla è strettamente legata alla religione, alla Pasqua e alla celebrazione della primavera, le forme tradizionali erano principalmente legate al cristianesimo.

Ad esempio, la forma di un pesce veniva usata per rappresentare Cristo fin dai primi tempi cristiani; venivano usate anche croci, cuori e agnelli. L’uovo sopra ora è in realtà di cioccolato ma in passato era un uovo sodo dipinto di rosso, a rappresentare il sangue versato da Cristo sulla croce.

Ai bambini maltesi vengono regalati figolli appositamente decorati la domenica di Pasqua, ma molti di loro non iniziano a mangiarli immediatamente. C’è ancora un altro passo prima che possano morderli. I figolli vengono portati sul sagrato della chiesa, dove vengono benedetti dal parroco. Questa benedizione avviene in diverse parrocchie in tutta Malta e Gozo, anche se oggigiorno è più probabile che siano i bambini a portare le loro fantasiose uova di Pasqua per essere benedette. Una volta terminata la benedizione, possono finalmente tornare a casa e banchettare con questa dolce e colorata prelibatezza. Come avrebbe detto qualcuno “benedetto sia il paziente”.

E benedetto sia il collegamento tra Malta e la Sicilia che ci ha dato, e speriamo continuerà a darci, così tanto da festeggiare.

(traduzione a cura di Eleonora Di Fatta)

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