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A Palermo, il 1 marzo Lucianeddu apre “Addakuosa”. Il suo ristorante sostenibile

“Dico sempre ai giovani di rincorrere i propri sogni e laddove ci sono ostacoli, di scavalcarli”. C’è un A.M e un D.M. (avanti e dopo Masterchef) per Lucianeddu, al secolo Luciano Di Marco, 57 anni, palermitano, che con il cuore in gola per l’emozione, venerdì 1 marzo, apre nella sua amata città, il suo ristorante. E non poteva che chiamarsi “Addakuosa” ( “quella cosa” per chi non conoscesse la lingua siciliana), riferendosi al nome del piatto con cui ha vinto la prima mistery box alla nona edizone di Masterchef, nel 2019. Oste invece che chef, cosi si definisce Luciano Di Marco, geometra, libero professionista da 32 anni e appassionato di cucina da sempre, per tutti diventa “Lucianeddu” , il diminuitivo con cui durante la trasmissione lo chiamava lo chef Giorgio Locatelli. Inutile dirlo, ma conquista il pubblico per la sua tenacia incrollabile, la sua umanità e soprattutto la sua autenticità.

Commuove e si commuove quando con la portata di rollatina di spatola a beccafico ha il primo “si” di Antonino Cannavacciuolo. “A 52 anni- dice trattenendo a fatica le lacrime che invece scorrono- guarda un pò che cosa mi succede”. Un pianto liberatorio, di gioia perchè cinque anni prima era stato proprio eliminato dal famoso chef pluristellato Cannavacciuolo che però ringrazia.” Grazie a quella che poteva sembrare all’inizio una sconfitta -racconta- ho capito che la cucina è sì passione ma anche impegno, studio, ricerca e dovevo darle un senso”. Non si perde d’animo e con il sostegno della sua famiglia, la moglie, le figlie Sara e Sofia, prova e riprova pensando sempre “addakuosa”. Ma che cosa è ?

“Ė il pensiero, diverso per ciascuno, di ciò che ci rende felici- per me spiega l’oste Lucianeddu- è la famiglia, il mio nipotino Riccardo, il mare della mia terra che amo, ma è anche Masterchef che mi letteralmente cambiato la vita. E proprio per completare appieno la felicità che ci regala quel pensiero, dobbiamo impegnarci a fondo per realizzarlo”. Scavando dentro sè, Lucianeddu ritrova la gioia della cucina in famiglia. “Quando ci riunivamo per Natale, a csa di nonna Betta, eravamo all’incirca 40 persone e zio Rosolino e zia Cettina stavano lì a preparare per tutti. Io, curioso fin da bambino, guardavo, conservando dentro me profumi e sapori ma anche quella magia della convivialità che c’era quando ci ritrovavamo tutti a tavola dove si azzeravano quei dissapori che ci sono in ogni famiglia. Da lì ho imparato- continua Lucianeddu- che non c’è alcuna gioia a cucinare se non lo fai per qualcuno”.

Frequenta i corsi di Gualtiero Marchesi, di Ciccio Sultano e con la sua cucina rende felice la famiglia, gli amici. Apre la sua cucina “virtuale” sui social dove di tanto in tanto fa una capatina anche mamma Pina, 92 anni, il suo ricettario vivente, a cui chiede consiglio. “Mamma, come li cuciniamo i vurrani ? (borragine) -le chiedo- e lei non esita a mettersi all’opera”. Tra il suo lavoro di geometra e il suo impegno tra i fornelli, l’accompagnava il sogno di trasformare la sua passione in lavoro e di avere un giorno un ristorante tutto suo a Palermo. “Ma avevo bisogno di un luogo- dice- che mi facesse battere il cuore”. Dopo l’esperienza a Castellammare del Golfo con ristorante vista mare, il momento giusto è arrivato. In via 4 Aprile, nel cuore del centro storico, alla Gancia, di fronte al Museo del Vino e accanto la Cioccolateria “Da Lorenzo” , nell’ex stabilimento idroterapico, “Addakuosa” diventa realtà.

Cinquantacinque posti in un luogo che sprigiona bellezza e storicità dove accoglierà quanti vorranno conoscere la sua cucina al ritmo delle stagioni, della migliore tradizione siciliana e del territorio. Ė un fiume in piena. ” Non mancheranno infatti, i sasizzieddi, le polpette di pane, u vruocculu, il carciofo ammuttunato in bianco e al sugo, la tuma, il cacio all’argentiera e ovviamente arance e finocchietto- dice d’un fiato mentre corre ad allestire gli ultimi preparativi- Si potrà scegliere uno dei tre menu proposti in cui sarà possibile trovare i piatti creati durante il talent come il turbante di spatola o il raviolo liquido con polpo e vongole e poi il menu vegetariano e quello di carne. Per i celiaci abbiamo previsto un laboratorio a parte in cui riprodurremo tutti i piatti in menu evitando le contaminazioni”. Un piccolo orto di erbe aromatche di cui fa largo utilizzo , sarà coltivato nel piccolo cortile.

“La mia- precisa Lucianeddu- è una cucina sostenibile, sia per l’attenzione alla territorialità dei prodotti che anche sotto il profilo economico così che le famiglie possano venire insieme al ristorante a costi contenuti”. E che ne pensa mamma Pina di questa nuova vita vita da ristoratore? ” E pensare, mi dice che avevi una vita tranquilla e adesso l’hai stravolta. Ancora non l’ho portata qui ma- dice Lucianeddu con un sorriso-il primo giorno spadelleremo insieme”. Anche questo è “Addakuosa”.

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