Franco Patanè ad Acireale è un’istituzione e, adesso, la sua leggenda è pronta a superare lo stretto, direzione Crotone. Vestito della sua casacca da chef, durante la prima serata di lavica gourmet festival, presso Barone di Villagrande, si è cimentato nell’antica arte della granita siciliana fatta a mano, dimostrando che lui e la tradizione non solo sono attuali, ma hanno ancora molte cose da dire anche al futuro del gotha della cucina stellata italiana.
Man mano che si procede per le strade di Milo e si sale in cima, le villette a schiera e in pietra del paese diventano sempre più rade, poi vengono sostituite da alberi secolari e poi il nulla. Al termine dei tornanti montani che menano presso il wine resort Barone di Villagrande, sembra quasi di essere catapultati in un universo parallelo, un luogo che abita uno spazio solo a lui dedicato e senza tempo.
Luci fioche costeggiano la strada che porta al portone di Barone di Villagrande stretto tra la protezione di due bracieri alti, ma la cui fiamma cerca comunque scappare verso il cielo. I passi vengono accolti dal prato fino e freddo come le temperature che termina in una staccionata di legno che presta l’altro fianco alla valle e ai paesi etnei.
La prima serata di Lavica Gourmet Festival è dedicata ha come tema fuoco, terra e vegetali e in meno di un minuto, anche facendo scivolare velocemente lo sguardo ora all’uno ora all’altro capo del resort e degli ospiti eleganti che lo popolano, si capisce come, tra elementi visivi e idee culinarie messe in pratica da mani così veloci che vengono sfocate in foto, il tema è fedelmente rispettato.
C’è un angolo in particolare, proprio di fronte alla chef Caterina Ceraudo che con il suo sorriso e un giro d’olio veloce sopra la sua lattuga grigliata con canditi di cedro, in cui tutte le ispirazioni che hanno concorso a delineare il concept di lavica diventano incredibile istante reale. Tra le postazioni di chef Matteo Carnaghi, intento a mantecare la pasta, chef Viviana Varese che assembla la sua tartare di manzo dell’Etna con midollo alla brace, e chef Theodor Falser, felice di cuocere le sue carote alla cenere sulla pietra lavica, c’è una griglia che, divisa tra pentole, midollo e tomahawk, è immagine perfetta dell’incontro, del dialogo e della collaborazione tra grandi chef.
Ma per quanto sia suggestivo vedere tre stelle Michelin dividersi gli spazi come se lavorassero in brigata, sotto lo sguardo rilassato della chef Bowerman, ospite di questo ristorante speciale sotto il cielo dell’Etna, la prima serata di Lavica lo scorso 29 maggio ha avuto un protagonista inaspettato: il ghiaccio del maestro gelatiere Franco Patanè, che fa la granita proprio come una volta. Letteralmente.
Confessare l’età, soprattutto di chi non si conosce personalmente, forse non è un gesto carino, ma per questa volta si trovi l’eccezione alla regola, perché venire a conoscenza dell’età del maestro acitano aumenta solo il rispetto e l’ammirazione per questo testimone d’eccezione dell’antica arte della granita, che gli arabi hanno introdotto in Sicilia. Alla sua postazione, tra una cassa di limoni verdelli di Aci Catena, una ciotola con fiori di zagara, e buste di sale, Francò Patanè, 70 anni e non sentirli, con un vigoroso movimento di braccia concentrico inizia a operare la sua magia. Il pozzetto di legno, riempito di ghiaccio e sale, accoglie il secchiello di zinco con all’interno il succo di limone, o infuso di fiori di zagara con acqua tiepida, e zucchero. Con un cucchiaio, rigorosamente di legno, e tenendo ben saldo il secchio di zinco, Franco Patanè inizia a girare e girare e ancora girare, finché l’acqua non si raffredda e poi, raffreddandosi, si acconcia in fiocchi di neve, così piccoli da rendere la granita cremosa e piacevole al palato. Come da tradizione.
In qualche minuto, la vera granita siciliana è pronta, sotto lo sguardo stupito di Chef Caterina Ceraudo, Viviana Varese e Cristina Bowerman che, come tutti gli altri presenti, faticano a credere che una ricetta così iconica, così inimitabile, sia invece di così facile e istantanea preparazione.
Ed è proprio il caso di dirlo: la granita catanese fa scuola, anche a scolari d’eccellenza, maestri a sua volta, come chef Caterina Ceraudo, che si è subito cimentata, guidata da Franco Patanè, a mescolare la granita.
E se gli occhi della chef del Dattilo erano pieni gioia al solidificarsi della granita, gli occhi dei presenti, soprattutto dei catanesi, erano ancora più entusiasti di vedere come, già da subito, Lavica Gourmet Festival abbia raggiunto immediatamente il suo obiettivo primario: far scoprire e riscoprire eccellenze e arti ra “Muntagna”.
Cover image, credit photo: Barone di Villagrande
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