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A Lavica Gourmet Festival dal 29 al 31 maggio, gli chef dell’alta ristorazione di Les Collectionneurs si raccontano, tra storie di cibo e di vita.

chef Caterina Ceraudo del Dattilo

Ormai ci siamo quasi e tra qualche giorno si alzerà il sipario sulla I edizione di Lavica Gourmet Festival, il primo evento di alta ristorazione dell’Etna, dal 29 al 31 maggio.

Organizzato dallo charming hotel Castello di San Marco e il wine resort Barone di Villagrande in collaborazione con Les Collectionneurs, la community di albergatori, ristoratori e viaggiatori che ha come brand president Alain Ducasse, tra alta ristorazione ed escursioni, farà vivere un’esperienza multisensoriale. “Sicilia da gustare”, ha già raccontato uno dei due luoghi straordinari che ospiterà l’evento, Castello San Marco a Calatabiano e sta presentando i volti e le storie degli artigiani del gusto che, durante la tre giorni, incontreranno gli chef dell’alta ristorazione. Siamo curiosi di assistere allo scambio sincero e autentico di chi calca i più importanti palchi della cucina nazionale e internazionale con le piccole, caratteristiche realtà produttive siciliane, che non smettono di affascinarci per la loro storia. E pensiamo al Maestro Patanè, che lavora il papiro di fiumefreddo, al pastificio Barbagallo, che ha puntato sul green e la sostenibilità prima che fosse una moda, e ai Cugini Caruso, la cui frizzantezza non finisce mai.

Da oggi abbiamo il piacere di presentarvi gli chef della community di Les Collectionneurs che parteciperanno alla “vulcanica” kermesse e delle motivazioni che li hanno spinti ad esserci nell’unicum straordinario dell’Etna, tra fuoco, acqua e vento.

La prima grande stella del firmamento di Les Collectionneurs che vi presentiamo è chef Caterina Ceraudo del ristorante Dattilo a Crotone.

Mi sento onorata ad essere nella rosa dei dieci chef stellati nel primo convegno dedicato all’alta ristorazione dell’Etna. Credo che Lavica sia una bellissima opportunità di networking e di confronto.

Si dice che la sua cucina sia ‘controcorrente’ rispetto la tradizione calabrese. Lei come accoglie questo giudizio

In maniera positiva.  La mia cucina parla di tradizioni ma è anche sostenibile sia per l’ambiente che per il territorio che ci ospita. Amo creare legami culturali con i miei fornitori di materia prima per creare un circolo virtuoso. I miei menu variano con le stagioni per rispetto e valorizzazione dei vegetali insieme carni e prodotti ittici del territorio. Sapori precisi e pochi elementi per una semantica del piatto all’insegna dell’essenza.

Lei è laureata in enologia. C’è qualche vitigno siciliano che le piace particolarmente?

Il vitigno autoctono perricone che si trova nella zona occidentale dell’isola regala rossi speziati e longevi. Naturalmente mi piacciono molto anche i bini bianchi prodotti sull’’Etna.

Sicilia e Calabria non sono geograficamente e culturalmente distanti. Se dovesse fare un piatto con due ingredienti, uno rappresentativo di ogni regione, quale sarebbe? Magari anche in chiave vegana… 

Il finocchietto che è l’ingrediente principe della pasta con le sarde mi piace  molto. Io l’ho usato nel mio fusillone con  pesto di finocchietto, pistacchio, mandorle e gamberi.

Cosa l’ha spinta ad accettare l’invito per Lavica?

Mi sento onorata ad essere nella rosa dei dieci chef stellati nel primo convegno dedicato all’alta ristorazione dell’Etna. Credo sia una bellissima opportunità di networking e di confronto.

                               

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