Una storia dalle dolci sfumature che, sulle note di ricordi d’infanzia, inizia a delinearsi per, poi, bruscamente interrompersi. Una storia preziosamente custodita e alla quale all’unisono ridare luce in un qualcosa di nuovo, ma fedelmente legato a principi e insegnamenti imprescindibili di famiglia. Sabìa si rivela uno scrigno di cultura, espressa in primis nei singolari dettagli d’arredo che ne compongono l’atmosfera elegante, accogliente e riservata, nonché nelle autentiche opere d’arte di cucina gourmet. Una storia di amore e passione la cui prima pagina inizia a scriversi circa 10 anni fa quando la famiglia La Rosa decide di sviluppare a Gela un progetto di ristorazione chiamato Erasmus Restaurant, posto all’ultimo piano di una struttura adibita ad hotel che nella sua totalità trasudava di modernità. In un progetto tale in cui la forza imprescindibile la si riconosce nella famiglia, ecco che se un punto di riferimento viene meno l’equilibrio terribilmente si destabilizza. L’Erasmus Restaurant spegne le sue luci mentre una voce accanto al cuore continuava a sussurrare di tornare alla normalità, sin quando Francesco, Giuseppe e Salvatore decidono di rileggerne la storia per dare vita al grande desiderio della madre. Come sigillo il nome s’impone riportando le iniziali dei capisaldi della famiglia, Salvatore e Bianca, delicatamente accostate in un termine che per assonanza rimanda alla sabbia, l’emblema del territorio gelese poi ritracciato anche nel logo e nel piatto iconico denominato “Sulla sabbia di Gela”.
“I ricordi che mi legano a mia madre la ritraggono sempre in cucina. Lei era una grande cuoca e soprattutto nella pasticceria il livello era talmente alto da poterlo definire professionale. L’Erasmus Restaurant fu la nostra prima esperienza, ma se dopo un solo anno quel percorso non si fosse interrotto, avrebbe potuto raggiungere il livello di Sabìa. Quando decidemmo di ripartire – racconta Francesco La Rosa – volevamo dare vita ad un qualcosa di identitario e nello stesso tempo legato al nostro territorio dove l’abbandono e l’inesistente valorizzazione degli ambienti di cultura risulta paradossale. Sabìa diviene, quindi, un ambiente di pura cultura, percepibile sin dall’ingresso arredato con una gigantografia di una biblioteca, un pianoforte e una chitarra, mentre in cucina si traduce in cultura culinaria con un indirizzo particolare espresso dalle opere di Totò. Dal punto di vista culinario – continua – oggi proponiamo un qualcosa di nettamente superiore e i feedback alquanto positivi rispecchiano una clientela che percepiamo maggiormente predisposta a questa tipologia di cucina. Le colonne portanti di Sabìa si riconoscono nelle figure di Totò e Alessandro, rispettivamente chef e responsabile di sala, che consentono di elaborare qualsiasi piatto e di farlo apprezzare al cliente ancor di più grazie ad un servizio di sala efficiente”.
Aprile sarà da Sabìa il mese delle novità. Tre i nuovi percorsi degustazione essenzialmente racchiusi in una propria ed immutabile cornice tematica narrativa, seppur variabili nel tempo per assecondare il susseguirsi delle stagioni. Un ulteriore step che non può che connotarsi come originale e identificativo per un progetto che si rivolge ad un cliente curioso, amante delle novità e delle suggestioni derivate da accostamenti mai provati prima.
“I piaceri della carne” nel quale dominano incontrastati i sapori più tradizionali e rotondi della carne, “Miseria e nobiltà” come proposta di tradizionali piatti locali dagli ingredienti comuni e molto umili in una versione sontuosa dettata da abbinamenti con materie prime pregiate. Infine, “Commistioni” per il quale la creatività non conosce limiti tanto sorprendere i sensi con gli abbinamenti più particolari e azzardati, come carne e pesce o pesce e formaggio.
Un’armonia di profumi e sapori che asseconda una creatività che gradualmente si plasma sovvertendo i canoni della tradizione e raggiungendo quell’apice che oltrepassa pregiudizi standardizzati.
“La nostra proposta originale e creativa continua a ricevere feedback molto positivi da una clientela che con entusiasmo ne sottolinea la qualità, l’innovazione e lo sforzo creativo che compongono piatti non ancorati a canoni tradizionali. Attraverso le nostre pietanze – afferma lo chef Totò Catania – proponiamo un qualcosa di nuovo che a volte reinterpreta con estrosità le tradizioni culinarie locali. Mi piace molto sperimentare passando dalla carne, al pesce, alle verdure, e, di riflesso, variare frequentemente la composizione dei menù pur rispettando la stagionalità dei prodotti. L’idea di sviluppare questi nuovi percorsi, infatti, deriva dalla volontà di donare al cliente la medesima esperienza culinaria nonostante l’inevitabile influenza della stagionalità. Sappiamo – continua – che si tratta di una proposta di nicchia, ma cerchiamo di allargare il più possibile il range personalizzandola in base alle singole esigenze. In cucina riesco ad esprimermi al meglio, ma fondamentale si rivela la giovane brigata vogliosa di crescere perché ritengo che per raggiungere traguardi più importanti occorre crescere tutti insieme consolidando passo dopo passo tutte le novità”.
La politica dei piccoli passi confluisce nella strada maestra che mira a rendere Sabìa un volano positivo per la città, una vera e propria risorsa per attrarre turisti in un sistema sinergico di attività, proprie di uno scenario ricco di potenzialità quale è il territorio di Gela.
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