Abbiamo intervistato Flora Mondello per saperne di più sull’attuale fotografia della denominazione messinese, gli obiettivi che intende raggiungere e le novità attese del prossimo futuro
Nella parte nord-orientale della Sicilia, custodita tra il verde dei Monti Nebrodi e Peloritani da un lato e l’azzurro del Tirreno con le Isole Eolie dall’altro sino a sfiorare il versante ionico, mito e storia s’incrociano. È la zona di produzione in cui nasce un raro gioiello autoctono – il vino Mamertino – che ricade in provincia di Messina e comprende 31 comuni in un territorio a ridosso del litorale marino. Uno dei vini più antichi della storia, conosciuto sin dai tempi dei Romani, declamato da Plinio il Vecchio, scelto tra i migliori dell’epoca dal geografo Strabone e amato da Giulio Cesare tant’è che lo scelse per festeggiare il suo terzo consolato nel 46 a.C.
Il disciplinare ammette quattro tipologie: Bianco e Bianco riserva, Rosso e Rosso Riserva, Calabrese o Nero d’Avola anche riserva e Grillo-Ansonica o Grillo-Inzolia o viceversa. La DOC Mamertino, nata nel 2004, ha portato nel dicembre 2022 alla nascita del Consorzio della denominazione guidato da Flora Mondello, titolare dell’azienda Gaglio Vignaioli nonché vice delegata siciliana dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino.
Quali sono i numeri della denominazione DOC Mamertino?
Siamo 17 aziende aderenti. Le realtà sono di piccole dimensioni, per lo più a gestione familiare, e producono vini di alta qualità con grande valorizzazione del prodotto legato a peculiarità tipiche di ogni singola azienda e del luogo di produzione. Sono tutti produttori vinicoli più che imbottigliatori, difatti tantissime aziende non hanno la linea di imbottigliamento. Abbiamo un direttivo giovane. L’estensione della denominazione è intorno a 40 ettari.
Se Lei dovesse raccontare a chi non conosce il vino Mamertino, cosa direbbe?
Chiamarlo vino è riduttivo perché il Mamertino è più di un vino. Il Mamertino è storia, è qualcosa che unisce il passato e il presente di un territorio e che guarda al futuro con fiducia perché attraverso il Mamertino DOC c’è stata la riscoperta sia di un vino antichissimo sia della viticoltura messinese e di vitigni importanti. Siamo tornati nuovamente a far parlare di vino di qualità in provincia di Messina. I nostri vigneti sono dei giardini: hanno un’estensione media intorno a 3 ettari. Tutti i produttori sono innamoratissimi delle loro piante e le chiamano per nome. Quindi ciò presume dei costi di gestione importanti. E allora come si fa a tenere in vita la propria azienda? Facendo percepire al consumatore finale il valore del prodotto ma anche dal contesto in cui nasce. Noi siamo in un territorio magico – sorto sulle rovine di antichissime città greco-romane o cartaginesi come Abacena, Tindari, Milazzo – che guarda alle isole Eolie. Sono luoghi ricchi di storia e di cose da raccontare. Pertanto, il segreto della valorizzazione di questo nostro piccolo gioiello è nell’enoturismo perché ci consente di legare il vino al territorio.
Il Mamertino DOC vanta un legame storico con il territorio di cui è espressione. Quali sono le iniziative e le azioni sinergiche tra i consorziati per promuovere in maniera efficace il valore di questo vino e del suo areale?
Attualmente, le risorse del Consorzio sono esigue perché noi titolari di piccole aziende abbiamo vissuto malamente la pandemia da Covid-19 e possiamo definirci dei sopravvissuti alla conseguente crisi economica che ne è derivata. Se prima facevamo fatica, adesso ancora di più. Il mercato del vino è saturo, è difficilissimo, quindi per riuscire a imporsi bisogna avere un quid in più e nel nostro caso è dato dal territorio. Il problema è comunicarlo e, in tal senso, abbiamo bisogno quanto mai delle istituzioni e di un aiuto che venga dall’esterno. Devo dire che la Città Metropolitana di Messina è stata, sinora, al nostro fianco anche quest’anno per aiutarci a promuovere il vino Mamertino con eventi del vino, svolti a Messina, e attività di comunicazione destinate non solo a un palcoscenico locale ma anche internazionale come il Vinitaly. L’attività dell’Istituzione Città metropolitana di Messina è stata quella di puntare i riflettori sull’enofood della provincia e noi ne abbiamo sicuramente tratto giovamento.
Cambiamento climatico, contrazione della domanda, aumento dei costi delle materie prime sono tutti elementi che fanno preannunciare un 2024 pieno di sfide per il mercato del vino. Come gestisce questo particolare momento storico e in quale direzione il Consorzio muove i suoi passi?
Questo momento storico si gestisce stringendo i denti. Noi imprenditori vinicoli in provincia di Messina siamo degli eroi dato che non abbiamo un indotto che ci agevola per reperire le materie prime e, di conseguenza, i costi logistici sono impressionanti. L’indotto del vino non è nella nostra zona, ma in provincia di Trapani e in minor parte su Catania. Ogni mattina, aprendo i cancelli dell’impresa, compiamo un atto eroico perché attorno a un’azienda agricola non c’è soltanto il titolare, ma ci sono altre persone. La produzione in vigna presume un lavoro altamente specializzato e duraturo tutto l’anno per arrivare al raccolto con grandi incognite. Lo scorso anno ci sono stati problemi di peronospora, poi gli incendi che hanno devastato la produzione e non solo perché i vigneti sono stati lambiti dalle fiamme, ma per il grande calore che ha minato quasi del tutto la produzione. Inoltre, c’è il settore della trasformazione, quello del lavoro in cantina vero e proprio, dove altra gente è impegnata. All’interno di un’azienda agricola, c’è anche il settore della commercializzazione con altre persone che lavorano. Non abbiamo una ricetta magica, lottiamo quotidianamente per mandare avanti le nostre aziende.
Presidente, qual è il bilancio che può tracciare sinora?
Stiamo lavorando, nonostante la burocrazia nel settore vitivinicolo non agevoli le imprese e il buon funzionamento dell’Assessorato all’agricoltura in Sicilia. Dopo un anno dal mio mandato, purtroppo, devo dire che da un lato ci sono imprenditori con molta voglia di fare e dall’altro tanti sono stanchi perché la macchina burocratica rallenta un po’ tutto. Gestire un’azienda agricola, vitivinicola nella fattispecie, non dà subito un ritorno economico. Se si intende fare una speculazione vera e propria e si vuole un ritorno economico immediato, allora questa non è un’attività idonea a tale tipo di remunerazione. Un’impresa vitivinicola presume una grande capitalizzazione, un investimento costante e una remunerazione che non si può prevedere, ma sicuramente il capitale non si perde perché si fa qualcosa di importante e prestigioso. Quindi, c’è chi ci crede, lo mette in conto e aspetta e chi, invece, si sente abbandonato e un po’ desiste. Per fortuna, non è il caso delle aziende del Mamertino DOC perché i nostri imprenditori sono molto appassionati e curano con tanta dedizione le proprie vigne.
Come risponde il territorio di riferimento al vino Mamertino?
Posso dire che, se anni fa c’era dello scetticismo, adesso si è compreso che siamo delle realtà consolidate e facciamo un vino di qualità. Il Mamertino viene percepito come un vino di nicchia, importante. Quando si versa nel bicchiere tutti restano stupiti di quanto sia buono, forte, corposo. È un vino che non delude le aspettative alte che, anche grazie al Consorzio, siamo riusciti a costruire.
Qual è la percezione del vino Mamertino nel mercato italiano ed estero?
È ancora poco conosciuto. Essendo il mercato del vino vastissimo, è pressoché saturo. Dovremmo fare molta più attività di educational e di divulgazione del vino, del marchio e del prodotto. Ci vuole grande pazienza. Quando si va in giro per le fiere e si fa assaggiare il vino Mamertino, piace subito. Gli intenditori lo comprano. Chiaramente non è un vino entry-level, ma per una fascia di target alta. Quindi ci vuole un’attività volta a intercettare un consumatore o un importatore di fascia alta.
Quali obiettivi futuri il Consorzio intende raggiungere?
Stiamo pensando di collegarci alla DOC Sicilia, in modo da poter contare su una struttura capace di fornirci tutta l’assistenza necessaria per la verifica erga omnes, per diventare Consorzio di tutela perché con il crescente interesse per il Mamertino c’è anche un maggiore rischio di plagi.
Ha qualche altra novità da anticiparci?
Le altre attività del Consorzio, in questo preciso momento, sono volte sia a organizzare eventi per promuovere il brand Mamertino, ma soprattutto ci stiamo impegnando per poter ottenere la denominazione Nocera Mamertino DOC. Attualmente si può fare il Mamertino DOC con il Nero d’Avola e il Nocera in blend e il vino ottenuto è il Mamertino Rosso. Noi, proprio per identificare e qualificare questo vitigno che fa parte delle nostre origini e tradizioni, vogliamo inserire la dicitura Mamertino DOC nel Nocera in purezza. È un vino che già produciamo da anni, ma non possiamo mettere la suddetta dicitura.
Photo Credits: Gaglio Vignaioli
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